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Theodore Edgar Mc Carrick

Cardenal, Arzobispo emérito de Washington, USA
 biografía

Prima di tutto, voglio ringraziare gli organizzatori di questo importante Incontro internazionale per il privilegio e l'opportunità di far parte di questo Foro. È certamente una Tavola Rotonda molto importante, io ne sono sicuro poiché, a parte me, gli oratori sono tutti degni di nota. Sono veramente onorato di poter essere uno di loro e spero che il mio contributo possa essere di qualche utilità.

Davvero, io spero che il mio contributo sia veramente particolare poiché voglio affrontare il tema delle "Domande spirituali e la crisi economica" attraverso le sfaccettature di due prismi speciali. Uno è la potente enciclica di Sua Santità, Papa Benedetto XVI, Caritas in Veritate che è stata recentemente pubblicata e l'altro è il lavoro molto interessante ed importante di un gruppo noto come la Tavola Rotonda Caux che descriverò nel corso della mia presentazione.

L’enciclica del Santo Padre riguarda molto il tema su cui stiamo riflettendo. Effettivamente era intenzione pubblicarla un po’ di tempo fa, per celebrare il 40mo anniversario della notevole enciclica Populorum Progressio di Papa Paolo VI. Ma poiché trattava di temi sociali ed economici, Papa Benedetto ha saggiamente scelto di riadattarla in modo che potesse parlare al problema del tumulto economico nel quale il mondo si trova oggi e potesse indicare le implicazioni spirituali e le possibili soluzioni della crisi attuale. L'enciclica è molto chiara nell'esame, nell’analisi e nella proiezione della situazione attuale nell'economia globalizzata mondiale. La Tavola Rotonda Caux fa la stessa cosa nella sua competenza specifica. L’enciclica del Santo Padre è così vicina ai suoi principi che potrò usare questi due documenti per analizzare la questione che stiamo affrontando.

La Tavola Rotonda Caux è una rete internazionale di leader nel campo degli affari, che ha tra gli scopi primari la promozione di un comportamento etico o, secondo ciò che essa proclama, "il capitalismo morale per un mondo migliore." Il suo lavoro nel campo dell'analisi etica della realtà economica è cominciato con la presentazione di una serie di principi per l’imprenditoria che punta ad offrire una struttura per l’imprenditoria decisionale del libero-mercato che serve l'interesse di ogni stakeholder (soggetto coinvolto n.d.t.). (Il suo interesse si è espanso nelle aree generali della responsabilità imprenditoriale etica e morale per guardare ad un'iniziativa nuova quale il lavoro di cercare di recuperare gli incassi della corruzione pubblica che sono stati presi dalle nazioni in via di sviluppo. Lo scopo di questa iniziativa alla quale faccio solo un accenno, è usare dei rimedi civili e la confisca dei beni per cercare di recuperare i beni persi a causa della corruzione e restituirli ai paesi in via di sviluppo.)

Il direttore esecutivo di Caux ha preparato un'analisi molto approfondita ed accurata ed un commentario sull'enciclica, giacché così tanti dei suoi punti sono strettamente intrecciati al lavoro della Tavola Rotonda Caux. Ne farò delle citazioni piuttosto libere durante la mia presentazione.

Dividerò la mia presentazione in tre aree, anche se dovendo parlare solo per dieci minuti, le toccherò piuttosto brevemente. La prima si riferisce ai principi sociali cattolici che riguardano sia la costruzione dell’enciclica del Santo Padre sia il lavoro della Tavola Rotonda Caux, o CRT, come la chiamerò da adesso in poi. In secondo luogo, mi piacerebbe parlare molto brevemente della storia della crisi economica attuale ed in terzo luogo, vorrei arrivare ad alcune soluzioni generiche che si trovano nell'insegnamento del Santo Padre e nei commentari del CRT.

I Principi per l’Imprenditoria Responsabile furono progettati per impegnare "la coscienza morale e la responsabilità personale e sociale di coloro che vivono nell'economia di mercato, inclusi i mercati finanziari di ogni tipo." Ricordo che il Presidente degli Stati Uniti James Madison in uno dei suoi famosi Federalist Paper scrisse che "Se gli uomini fossero angeli, non ci sarebbe bisogno di governo". L’idea è che questo si applichi bene sia al mercato che agli affari. CRT basa il suo lavoro sulla supposizione che ci sia una consapevolezza crescente del bisogno di una maggiore responsabilità sociale da parte del mondo degli affari. Essi credono che ci sia una convinzione crescente che la gestione degli affari non possa preoccuparsi solamente dell’interesse dei proprietari, ma debba anche accettare la responsabilità per tutti gli altri stakeholders (soggetti interessati nd.t.) che contribuiscono alla vita degli affari: i lavoratori, i clienti, coloro che forniscono i vari elementi della produzione e la comunità di riferimento. Questo, tra l’altro, è anche, molto chiaramente, il pensiero del Santo Padre nella sua presentazione. (Paragrafo 40) Il CRT ha espresso i suoi principi nel 1994, quando ha richiamato l’attenzione su questo importantissimo aspetto degli affari - passare dagli azionisti (shareholders) agli stakeholders (tutti i soggetti interessati n.d.t.). Effettivamente, il Caux è stato fondato per trovare i valori fondamentali dai quali potesse crescere e prosperare una cultura degli affari più responsabile e sostenibilmente proficua.

Guardiamo l’enciclica del Santo Padre. È molto chiaro che l'enciclica del Santo Padre - così come l'insegnamento costante dei principi sociali cattolici - inizia con la dignità della persona umana. Nota il Santo Padre: "Il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo, la persona nella sua integrità." (Paragrafo 25)

(In una parte importante, il Papa continua: "Il mercato, se c'è fiducia reciproca e generalizzata, è l'istituzione economica che permette l'incontro tra le persone, in quanto operatori economici che utilizzano il contratto come regola dei loro rapporti e che scambiano beni e servizi tra loro funzionali, per soddisfare i loro bisogni e desideri… Infatti il mercato, lasciato al solo principio dell'equivalenza di valore dei beni scambiati, non riesce a produrre quella coesione sociale di cui pure ha bisogno per ben funzionare). Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica. Ed oggi è questa fiducia che è venuta a mancare, e la perdita della fiducia è una perdita grave." (35) E così il Santo Padre ci porta alla domanda di oggi, il fondamento etico e, se volete, spirituale sul quale deve essere costruita non solo la società, ma soprattutto il mondo degli affari e dell’economia. L’insegnamento sociale cattolico, che dipende profondamente dal riconoscimento della dignità della persona umana, si basa anche sul principio della solidarietà, della sussidiarietà, del bene comune e del governo responsabile per creare quel mondo ragionevole, morale e veramente progressivo che il Santo Padre e le istituzioni come Caux stanno tentando di far prosperare.

Io ho un'esperienza personale del modo in cui questi principi appena menzionati siano non solo la base del pensiero cattolico sociale, ma in una maniera meravigliosa trovino la loro eco nelle scritture del Santo Corano e nel Hadith del Profeta Maometto, che la pace sia su lui. Ero in Malaysia per tenere una specie di ritiro alla facoltà della scuola superiore di teologia dell'Università Islamica Internazionale e, durante la prima metà del ritiro avevo presentato l'insegnamento sociale cattolico. Durante la seconda parte il mio auditorio si trovò a riflettere sul fatto che questi principi sono anche splendidamente e molto chiaramente presenti nel pensiero sociale musulmano.

Passando alla storia attuale, anche se noi abbiamo menzionato pochi minuti fa le preoccupazioni del Santo Padre su questo tema, bisogna dire che Sua Santità guarda alla dimensione globale della crisi finanziaria come un'espressione del fallimento morale di finanzieri ed investitori avidi, della mancanza di lungimiranza da parte dei governi nazionali e della mancanza di comprensione del fatto che l'economia globale richiede un controllo globale internazionalmente riconosciuto. Aggiunge il Santo Padre: "Di fronte all’inarrestabile crescita dell'interdipendenza mondiale, è fortemente sentita, anche in presenza di una recessione altrettanto mondiale, l’urgenza della riforma sia dell'Organizzazione delle Nazioni Unite che dell’architettura economica e finanziaria internazionale affinché si possa dare reale concretezza al concetto di famiglia di Nazioni." (67) Queste sono le parole del Santo Padre. Io non mi soffermerò sulle cause della crisi economica, poiché credo che abbiamo già detto abbastanza per indicare alcune delle domande di base che hanno cominciato a indicarci la via della loro realizzazione e comprensione. Permettetemi di spendere l'ultima parte del mio tempo per parlare delle soluzioni.

Alcuni di questi suggerimenti sono pratici, come quello del Santo Padre che ho citato prima e che indica la necessità di una riforma delle nostre istituzioni internazionali per sottolineare la corretta comprensione della famiglia delle nazioni. Il Papa richiede "una vera Autorità politica mondiale" "per il governo dell'economia mondiale; per risanare le economie colpite dalla crisi, per prevenire peggioramenti della stessa e conseguenti maggiori squilibri; per realizzare un opportuno disarmo integrale, la sicurezza alimentare e la pace; per garantire la salvaguardia dell'ambiente e per regolamentare i flussi migratori." Questo è chiedere troppo, ma la crisi forse ci ha spinti ad una maggiore comprensione che il chiedere "troppo" è l’unica via, che ha l'opportunità di fare la differenza nella situazione critica che il mondo affronta dal punto di vista economico.

Partendo da un livello profondamente spirituale, il Cardinale Paul Cordes che è il presidente del Consiglio Pontificale Cor Unum, che cerca di alleviare il problema della povertà nel mondo, ha ripetuto l'insegnamento che "il cuore della dottrina sociale è sempre l’umanità." Ha continuato a spiegare che "la domanda antropologica ci costringe a rispondere ad una questione fondamentale per noi: che genere di uomo vogliamo promuovere? Può sopravvivere una civiltà senza punti fondamentali di riferimento, senza guardare all'eternità e negando all’umanità una risposta alle sue domande più profonde? Ci può essere vero sviluppo senza Dio?"

Il Papa sottolinea con molta forza il fatto che il compito di prepararci per una azione saggia "non può essere svolto dalle sole scienze sociali, in quanto richiede l'apporto di saperi come la metafisica e la teologia, per cogliere in maniera illuminata la dignità trascendente dell'uomo." Il Papa Benedetto si preoccupa del fatto che il pensiero tecnologico moderno può suggerire solamente che gli investimenti d’affari siano un atto puramente tecnico, non umano ed etico come in verità sono.

Infine, il Santo Padre osserva che "Le società in crescita devono rimanere fedeli a quanto di veramente umano c'è nelle loro tradizioni, evitando di sovrapporvi automaticamente i meccanismi della civiltà tecnologica globalizzata." Ed aggiunge: "In tutte le culture ci sono singolari e molteplici convergenze etiche, espressione della medesima natura umana."

Costruendo sul grande insegnamento sociale delle encicliche dei suoi predecessori e citando anche la presentazione della sua prima enciclica, "Deus caritas est", (Dio è Amore), il Santo Padre pone la soluzione alla crisi economica di oggi e di ogni tempo direttamente nella sfera pubblica dei valori etici e spirituali. Molto del suo insegnamento è riassunto in queste parole: "Il reperimento delle risorse, i finanziamenti, la produzione, il consumo e tutte le altre fasi del ciclo economico hanno ineluttabilmente implicazioni morali. Così, ogni decisione economica ha una conseguenza di carattere morale." (37)

In un certo senso, quasi alla conclusione dell’enciclica del Santo Padre, c'è un paragrafo che sottolinea l'importanza vitale dei valori spirituali, dove il Santo Padre descrive come "lo sviluppo dei popoli dipende soprattutto dal riconoscimento di essere una sola famiglia." Quindi, il Cristianesimo e le altre religioni che "possono dare il loro apporto allo sviluppo solo se Dio trova un posto anche nella sfera pubblica." "Lo sviluppo - insiste il Santo Padre - ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera." Proprio come ha bisogno "di amore e di perdono, di rinuncia a se stessi, di accoglienza del prossimo, di giustizia e di pace." (79)

Ritornando alla sua analisi originale, Papa Benedetto insegna che "Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica." (35) Ed oggi, è questa fiducia che minaccia di cessare di esistere e la perdita della fiducia è una grave perdita.

Noi credenti tendiamo ad unirci al Santo Padre quando conclude che è certamente solo con il ritorno ai valori spirituali e all'importanza dell'essere umano individuale che umanità ancora una volta potrà trovare la fiducia per ricostruire un'economia basata sulla giustizia e sul rispetto reciproco, un'economia che non serve solo l'azionista (shareholder), ma anche lo stakeholder (chi porta interesse n.d.t.), un'economia che rialza il povero, il fragile e lo straniero e ci riunisce tutti insieme nell'unica famiglia umana di Dio.