Matteo Zuppi
Cardenal, arzobispo de Bolonia (Italia), Presidente de la Conferencia Episcopal Italianabiografía
Tutti gli interventi hanno espresso una consapevolezza, affatto scontata e acquisita per sempre: la risposta alla pandemia è essere insieme, e solo insieme troviamo la possibilità per sopravvivere. Insomma, ne va del futuro! Lo comprendiamo meglio tutti oggi, venendo fuori da questa lunghissima emergenza che ha permesso anche delle soluzioni straordinarie come la collaborazione per arrivare rapidamente ad un vaccino.
Ma se pensiamo alla sofferenza che ha creato (e le cui conseguenze durano molto più a lungo di qualche atteso decreto) a popolazioni intere da aiutare e alle quali siamo legati – perché è proprio vero che siamo sulla stessa barca – dobbiamo riconoscere purtroppo che è ancora una consapevolezza che non ha superato la tentazione opposta, quella cioè di continuare a credere di potere restare sani anche se il mondo è malato.
È la tentazione di tanti “io” collettivi, aziendali, che illudono di proteggere tanti “io” isolati, (l’uomo, ancora di più quello digitale, non è un’isola!), anche con tutti i diritti garantiti. Tante felicità individuali non faranno mai la felicità, perché questa è sempre al plurale. Manca il diritto al noi, manca la relazione che è l’unico modo per trovare l’io. È questa la grandezza di incontri come quello che stiamo vivendo, che uniscono spirituale e cultura della vita, ricerca di Dio e passione per l’uomo, identità e dialogo, credenti e non, fedeli anonimi e capi religiosi.
Essi rappresentano un denominatore comune che non rende tutti uguali ma vicini e uniti. Qui appare più chiaro come la casa è una casa ed è davvero comune per tutti! Per questo dobbiamo porre l’attenzione a favorire il più possibile una politica comune, quella che permette di vivere a tutti. La cura significa che è possibile non lasciare malata la terra e anche che dipende da ciascuno e non da un gestore esterno e io faccio quello che voglio. Casa comune è un’espressione di Papa Francesco, che è alla base di tutta la Laudato si’, documento che purtroppo non è invecchiato, anzi.
Dico purtroppo perché le preoccupazioni da cui nasceva – fare crescere la consapevolezza che era indispensabile per la sopravvivenza prendere decisioni e l’urgenza di farlo per garantire al pianeta di continuare ad esistere e di essere una casa comune per tutte le persone e non un inferno per tanti e un paradiso per pochi e per poco – sono ancora tutte attuali. Anzi: in questi anni abbiamo verificato il rischio di credere di potere non fare niente o lo svuotamento degli impegni presi rendendoli auspici o lasciandoli lettera morta.
Dobbiamo favorire quello che permette a quel noi di esistere e di potere resistere alle tante pandemie che oggi lo attraversano e a quelle, temibili e prevedibili, che lo investiranno. Occorre cioè davvero dotarsi degli strumenti necessari e di fare funzionare di più quelli che ci sono. Non è auspicio di anime belle, ma impegno di consapevoli che non si arrendono. Non è ingenuità, ma vero realismo per noi e per quelli cui rubiamo il futuro, cioè quelli che ci saranno dopo di noi! Fa bene all’io pensare al dopo di me e fa bene al noi lavorare per chi ancora non c’è ma ci sarà o ha diritto di starci.
La Costituzione italiana, frutto della dolorosa consapevolezza successiva alla grande pandemia della seconda guerra mondiale e forte della convinzione che solo insieme se ne esce e si combatte ogni ideologia suprematista e la logica del più forte, in uno degli articoli più importanti condanna la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Non solo quindi genericamente invita ad evitarla, ma a ripudiarla. Si ripudia quello che si era scelto o che si era per troppo tempo accettato e che ci si è accorti essere un male.
Dobbiamo condannare l’idea e la prassi che la guerra sia una soluzione per i problemi, come peraltro abbiamo visto recentemente nella tragica conclusione di una delle guerre più lunghe e onerose. Dalle lezioni dolorose dobbiamo almeno sempre ritenere una consapevolezza per maturare delle scelte per evitare che si ripetano! Dobbiamo continuare a sognare – sempre con gli occhi aperti – che la guerra sia abolita e dobbiamo iniziare a farlo lavorando per la pace e risolvendo i tanti, troppi pezzi di quella stessa guerra mondiale – perché ogni guerra è mondiale – che purtroppo bagnano la terra con il sangue del fratello!
E come dimenticare il pericolo nucleare? È un peccato conservarlo! Quindi è un peccato non fare nulla per smantellarlo. Perché ogni guerra è sempre fratricida ed è sempre un inquinamento che versa nel mare del mondo odio e violenza che arriva a poi a tutti. La Costituzione indica anche un modo per farlo, che è limitare parti della sovranità nazionale, se necessario, ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni, promuovendo e favorendo le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Credo che potrebbe essere un buon articolo per tutti i Paesi, e soprattutto per questa nostra casa comune. Fratelli tutti è una grammatica per imparare ad essere quello che siamo: Fratelli. Lo siamo ma non lo sappiamo e non viviamo come Fratelli tutti in questa casa comune. Siamo ancora troppo estranei, nemici, mentre siamo chiamati ad essere responsabili tutti dell’ambiente e dell’ambiente umano.
I credenti hanno una responsabilità in più, perché per vivere sulla terra dobbiamo guardare il cielo. Le religioni non sono la causa delle difficoltà, ma la soluzione. Guardare il cielo ci rende consapevoli che dobbiamo imparare a vivere insieme, che non siamo noi i padroni. Chi entra in relazione con Dio impara anche ad entrare in relazione con il prossimo che è uno di casa, non un estraneo. Solo guardando Dio riesci a guardare gli uomini perché capisci quello che ti unisce a loro, quell’immagine di Dio che è nascosta in te e nell’altro, la stessa.
È il principio della fraternità, adesso troppo limitata e ridotta alla lista dei soci del proprio gruppo o determinati solo da quello che conviene all’io. Dio ha affidato questa casa all’uomo per farne un giardino, non per rovinarla sfruttandola per nutrire un io che non trova sé stesso e ruba l’esistenza agli altri. Non durano a lungo i paradisi isolati. La terra può essere un paradiso se aiutata dallo spirito di Assisi, la fede in Dio nutrirà e farà crescere la prospettiva che realizza la volontà di Dio: Fratelli tutti. È un’alleanza che inizia da stili di vita condivisi, l’unica possibile per la salvaguardia del creato e della società umana. Per la prima volta nella storia l’uomo ha nelle sue mani la possibilità di distruggere sé stesso e l’attuale pianeta. Il cielo è senza confini e cercarlo ci aiuta a superare quelli che l’uomo ha tracciato sulla terra e che tanto dolore creano. Fratelli tutti.