15 Octubre 2018 17:30 | MEIS, Museo Nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah
Discorso di Michel Santier
Nella sera di sabato scorso, mentre i nostri fratelli maggiori nella fede pregavano nella sinagoga di Créteil, presso Parigi, in Francia, io stavo presiedendo la celebrazione per la cresima di 43 giovani liceali - voi direste Bar mitzvah.
Mi ha colpito, pensando alla nostra tavola rotonda di oggi pomeriggio, il fatto che, come antifona del salmo in risposta alla lettura del libro della Sapienza, l’assemblea riunita abbia cantato:
“Shema' Ysrael, Ado-nai Eloheinu, Ado-nai ehad (Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore)” (Dt. 6,4).
È la confessione di fede del popolo eletto, la vostra confessione di fede; voi ci avete trasmesso questa rivelazione, questa confessione di fede nel Dio Unico, che è un invito incessante ad abbandonare gli idoli per volgersi verso il Dio Vivente.
In quanto vescovo di Créteil, in questa città di 95.000 abitanti, un terzo della cui popolazione è ebreo, tutti i giorni incontro amici ebrei.
Col Gran Rabbino Senhor e col presidente del concistoro, il signor El Hanan, abbiamo costruito poco alla volta rapporti di fiducia e di amicizia.
Tra l’altro, tutto questo è cominciato in occasione dell’incontro della comunità di Sant’Egidio a Barcellona.
La comunità, per aiutare a costruire legami, mi aveva invitato alla tavola del segretario generale del Gran Rabbinato di Francia; il convivio era delizioso perché i nostri amici ebrei sono dotati di molto senso dell’umorismo e amano raccontare delle storielle. Gesù stesso attingeva a questa ispirazione. Ho domandato al Rabbino Moshi:
“Potete aiutarmi ad entrare in contatto col Gran Rabbino Senhor di Créteil?”
Qualche giorno dopo l’incontro di Barcellona, egli ha contattato il Gran Rabbino Senhor e quest’ultimo mi ha chiamato, mi sono recato alla grande Sinagoga e abbiamo parlato per due ore, e da allora ci siamo incontrati con regolarità sia al vescovado che alla sinagoga.
La nuova frontiera del dialogo ebraico-cristiano è l’incontro, il desiderio di conoscersi sempre di più affinché, in quanto credenti nel Dio Unico, diventiamo amici.
Per conto della Conferenza Episcopale francese, sono co-presidente, insieme al presidente della Federazione Protestante francese e ad un prete ortodosso che insegna all’Istituto Saint Serge, della commissione per la revisione della Traduzione ecumenica della Bibbia in Francese. Nella preparazione di questa nuova traduzione, abbiamo cominciato dal libro di Osea e dalla lettera di Paolo ai Galati. La traduzione del profeta e le note sono preparate da un binomio di cattolici, protestanti o ortodossi, ma, come nuova prospettiva, abbiamo chiesto ad un rabbino di presentare delle osservazioni su queste traduzioni, introduzione e note. Questo perché, come cristiani, non possiamo più leggere e interpretare quello che chiamiamo l’Antico Testamento – la Torah, i profeti e gli altri scritti – senza tener conto della traduzione ebraica; questo vale anche per i Vangeli.
I giovani vivono in una società secolarizzata che riduce la fede in Dio ad un convincimento intimo, senza che questa possa partecipare alla promozione del bene comune.
E questo lascia i giovani innanzi ad un grande vuoto, hanno difficoltà a trovare risposte ai loro interrogativi sul senso della vita eterna, sia che essi siano ebrei, cristiani o musulmani. I giovani si pongono le stesse domande, è quindi possibile mettersi insieme per incontrarli e rispondere ai loro interrogativi sulla fede in Dio; è così che in Val-de-Marne, ci rechiamo insieme io, vescovo, il Gran Rabbino e l’Imam, nelle istituzioni scolastiche cattoliche, per incontrare i giovani, che sono molto colpiti e molto interessati; questi nostri interventi sono sempre più richiesti e sono stati presi contatti con istituzioni scolastiche pubbliche o telematiche.
Questi incontri costituiscono una nuova frontiera delle nostre relazioni reciproche, perché contribuiscono alla costruzione della pace tra i giovani, giacché le istituzioni scolastiche cattoliche riconosciute dallo Stato accolgono tutti gli studenti, ebrei, cristiani e musulmani.
Infine, in una città come Créteil, abbiamo fatto un passo in avanti verso una nuova frontiera, grazie alla richiesta di un musulmano, Alseny, animatore presso il Secours Catholique [Caritas francese], che avevo conosciuto a un pellegrinaggio in Israele-Palestina (Terra Santa), il quale mi ha chiesto di benedire il suo matrimonio con una donna cattolica: infatti, Alseny aveva chiesto a uno dei suoi amici ebrei di leggere la prima lettura della Legge, la Torah:
“Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne” (Gn. 2).
Quest’avvenimento è all’origine della creazione di una casa di dialogo e cultura sulla città, tra ebrei, cristiani e musulmani. Vediamo che lo Spirito di Dio opera nel cuore di questo mondo, malgrado i conflitti, e che ci guida su percorsi imprevisti verso nuove frontiere del dialogo e dell’incontro. Non è che un inizio; non abbiamo quindi paura di spingerci al largo in acque profonde, perché l’amore della legge, della Torah, della Parola, che è innervato nei nostri corpi, compirà la sua opera in noi, perché essa è sempre vivente.