Domenico Francesco Crupi
Director general de la Fundación Casa Sollievo della Sofferenza, Italiabiografía
Innanzitutto un grazie alla Comunità di Sant’Egidio per l’opportunità offertami di riflettere comunitariamente su un tema così importante per la vita delle persone e di quanti operano, a qualunque titolo, nell’assistenza ospedaliera e nella ricerca scientifica, maggiormente se operano in organizzazioni cristiane caratterizzate dai carismi dei propri Fondatori.
Affronterò il tema ed il sinallagma malattia, guarigione e valore della vita partendo inevitabilmente da alcune citazioni del nostro Fondatore San Pio da Pietrelcina, “buon samaritano chino sull’umanità sofferente”.
In occasione del primo anniversario dell’inaugurazione della Casa Sollievo della Sofferenza, il 5 maggio 1957, Padre Pio ebbe a dire: “Quest’Opera, se fosse solo sollievo dei corpi, sarebbe solo costituzione di una clinica modello, fatta con mezzi della vostra carità, straordinariamente generosa. Ma essa è stimolata ed incalzata ad essere il richiamo operante dell’amore di Dio, mediante il richiamo della carità. Il sofferente deve vivere in essa l’amore di Dio per mezzo della saggia accettazione dei suoi dolori, della serena meditazione del suo destino in lui. In essa l’amore a Dio dovrà corroborarsi nello spirito del malato, mediante l’amore a Gesù crocifisso, che emanerà da coloro che assistono l’infermità del suo corpo e del suo spirito. Qui, ricoverati, medici, sacerdoti, saranno riserve di amore, che tanto più sarà abbondante in uno, tanto più si comunicherà agli altri.”
Da questo, come da altri scritti di San Pio, è possibile cogliere il duplice significato di malattia, di relazione di cura, di guarigione e, in ultima analisi, del valore della vita che va al di là della fisicità e della corporalità per giungere all’incontro consolatore con Cristo.
La malattia della persona è quindi uno stato del corpo e dello spirito, la relazione di cura non può pertanto limitarsi al mero intervento diagnostico-terapeutico ma deve sviluppare una relazione d’amore col prossimo sofferente.
Padre Pio, parlando ai medici di tutta Europa, giunti a San Giovanni Rotondo per l’inaugurazione della Casa Sollievo e per un importante simposio scientifico, rese plasticamente visibile questa relazione di cura, con quella espressione nota a molti:
“Voi avete la missione di curare il malato, ma se al letto del ma lato non portate l’amore, non credo che le medicine servano a molto”.
Il corpo, anche il corpo malato, non deve quindi essere considerato esclusivamente nella sua struttura organica e nelle sue patologie, ma nella sua unicità umana, spirituale e corporea.
Tuttavia, nonostante l’impegno della scienza e della medicina, la guarigione del corpo non sempre è possibile.
Nella visione di cura sopra delineata, che ha il suo fondamento nel pieno riconoscimento della dignità della persona curata e nel contesto relazionale che si caratterizza per la sua apertura al dono, il significato di guarigione si allarga allo stato spirituale del malato, attraverso la saggia accettazione della sofferenza e la serena meditazione del proprio destino in Cristo Crocifisso.
Così appunto Padre Pio.
Ma non v’è dubbio che le numerose guarigioni operate da Gesù e testimoniate dai Vangeli, indicano, come si legge nella Gaudium et Spes, “quanto Dio abbia a cuore la vita corporale dell’uomo” e il corpo dell’uomo partecipa alla dignità di “immagine di Dio”, per cui non è lecito all’uomo disprezzare la vita corporale; “egli anzi è tenuto a considerare buono e degno di onore il proprio corpo, appunto perché creato da Dio e destinato alla resurrezione nell’ultimo giorno.”
In considerazione di ciò, il rapporto malattia-guarigione nel duplice significato sopra evidenziato stimola ulteriori considerazioni.
La prima, testimoniata dall’esperienza di San Pio, rende impellente la necessità:
- di entrare nell’urgente tempo della carità, cioè il presente, ora, e di fissare il luogo della carità, ossia qui;
- di passare dalla carità contemplata alla carità operativa, quella cioè che si trasforma in azione concreta, di passare dalla preghiera contemplativa alla preghiera il cui risultato ultimo è l’azione di carità, che non sorvola, ma attraversa la storia e i bisogni degli uomini .
Di ciò è testimonianza l’ospedale voluto appunto da San Pio, Casa Sollievo della Sofferenza, costruito in cima ad un monte brullo e pietroso, oggi punta avanzata della ricerca scientifica, presidio assistenziale di accoglienza e tutela della dignità della persona malata senza alcuna discriminazione.
Da ultimo non si può non riflettere come sul processo malattia, guarigione e valore della vita, impatta la carità quale strumento e vettore di giustizia sociale che impone una costante rilettura del rapporto tra etica ed economia finalizzata ad una più equa distribuzione delle risorse tra i popoli.