4 Octubre 2010 19:00 | Parròquia de la Puríssima Concepció
Barcellona 2010 - Intervento di Leon LEMMENS
Cristiani in Medio Oriente:
Vivere insieme tra crisi e opportunità
Vivere insieme tra crisi e opportunità
1. Introduzione
2. Un primo quadro
a) In Medio Oriente vivono circa 350 milioni di persone suddivise in 15/16 paesi e tra loro ci sono circa 12 milioni di cristiani. La situazione delle comunità cristiane varia da paese a paese. La Turchia e l’Iran, due grandi paesi con circa 70-80 milioni di abitanti ciascuno, hanno pochi cristiani: meno del 0,5% della popolazione e non sono considerati come autoctoni, ma più come stranieri: greci o caldei o armeni... Una donna cristiana turca mi ha detto: “Un turco non può essere cristiano!” e ci credeva veramente. Questi due paesi hanno delle politiche piuttosto restrittive nei confronti dei cristiani. In Iran, ad esempio, non si può celebrare la liturgia o fare catechismo in Farsi, la lingua nazionale. Per questo, in questi due grandi paesi, le comunità cristiane sono piccole e si stanno riducendo. Negli ultimi anni molti cristiani hanno lasciato l’Iran. Non è facile essere cristiani in Turchia o in Iran oggi.
La maggior parte dei cristiani in Medio Oriente vive in paesi Arabi. L’Egitto, il terzo grande paese del Medio Oriente, ospita la comunità cristiana più grande: tra 5-6 milioni, quasi tutti Copti Ortodossi. Questo significa che uno ogni due cristiani in Medio Oriente è Egiziano. Ci sono alcune tensioni ed alcuni problemi, ma i cristiani egiziani vivono in una situazione relativamente tranquilla. Altre comunità cristiane importanti vivono in Israele, Libano, Giordania, Siria ed in alcuni Paesi del Golfo. La situazione politica in Libano ed Iraq è molto difficile al momento, mentre invece il milione di cristiani che vive in Siria ed il mezzo milione che vive in Giordania, vive in pace.
b) E’ importante sottolineare che il numero totale dei cristiani che vive in Medio Oriente non sta diminuendo, ma forse sta addirittura aumentando. E’ la percentuale dei cristiani sul totale della popolazione che sta diminuendo. I Cristiani stanno diventando un gruppo sempre più piccolo nelle loro società e questo per due motivi: i Musulmani tendono ad avere più figli ed i Cristiani scelgono con più facilità di emigrare, soprattutto per ragioni economiche, ma anche per scappare dalla posizione di minoranza o per sfuggire ad una persecuzione, sia essa lieve o violenta (Iraq).
c) C’è inoltre un’importante immigrazione cristiana verso il medio Oriente: Russi con origine vagamente ortodossa sono arrivati in centinaia di migliaia in Israele, così come immigrati cristiani di rito latino dalle Filippine o dall’America Latina. Questa immigrazione Cristiana è importante anche in Libano, Giordania e specialmente negli Stati del Golfo. Probabilmente oggi molti più cristiani stanno immigrando in Medio Oriente che emigrando da esso. Ma sono Cristiani diversi. Non sono familiari con la cultura araba e spesso non sono di rito orientale, ma di rito Latino. La loro integrazione nelle Chiese Cristiane locali esistenti non è facile ed, in effetti, la loro presenza è spesso rinnegata dalle chiese locali. Questa è sicuramente una sfida importante da affrontare.
3. Un decennio perso
Il primo decennio del terzo millennio è stato un decennio difficile per i Cristiani in Medio Oriente, ma direi per tutti coloro che vivono in quell’area. Sono state spese molte energie per la guerra e poche per la pace; molti hanno difeso questa linea dicendo che uno scontro di civiltà tra il mondo Musulmano e l’Occidente era inevitabile e hanno dismesso il lavoro paziente di costruire ponti tra popoli, culture e religioni. I Cristiani in Medio Oriente pagano un prezzo alto per questo decennio perso.
I negoziati di pace tra Israeliani e Palestinesi, un conflitto cruciale in Medio Oriente, sono in stallo sin dal fallimento dell’ultimo grande sforzo di riconciliazione al termine della presidenza Clinton. Le grandi speranze dell’accordo di Oslo non si sono realizzate. Il nuovo millennio ha portato un’altra intifada, la divisione dei Palestinesi in Fatah ed Hamas, la riduzione di Gaza ad un campo chiuso che tiene separati un milione di Palestinesi dal resto del mondo, l’ulteriore estensione degli insediamenti israeliani nei territori occupati; la guerra del 2006 nel Libano meridionale tra Hezbollah e Israele. Dopo 60 anni di guerra, conflitto, violenza e frustrazione chi osa ancora sperare per una soluzione pacifica? I Cristiani in Palestina e Libano sono direttamente colpiti da questo conflitto, che sembra non avere fine e che alimenta l’odio e la violenza nell′intera regione.
I negoziati tra la Turchia e l’Unione Europea per il suo ingresso nell’Unione hanno rappresentato una grande speranza per le piccole comunità cristiane del paese, ma si sono arenati. In questo momento non è nemmeno chiaro se la Turchia diventerà membro dell′Unione Europea. Ma il suo ingresso nell′Unione Europea potrebbe anche significare: libertà religiosa, diritti civili, riconoscimento e difesa delle minoranze. Quale sarà il futuro della Turchia? In questi ultimi anni, diversi sacerdoti cristiani sono stati uccisi in Turchia. Molti cristiani turchi temono per il loro futuro.
L′attacco terroristico alle torri gemelle a Manhattan l’11 settembre 2001 ha gettato ombre scure sul primo decennio del nuovo millennio. Dopo la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, si è trovato un nuovo nemico: l′Islam. Il libro di Huntington, Lo scontro di Civiltà, ha diffuso un nuovo paradigma. La battaglia futura non sarà più tra capitalisti e comunisti, ma tra liberali occidentali e fondamentalisti musulmani. E’ con questa prospettiva che sono state lanciate due grandi guerre in territorio musulmano: Afganistan ed Iraq e nessuna a tutt’oggi si è ancora conclusa. Ma la guerra in Iraq è diventata una tragedia per l′antica comunità cristiana del paese. L’invasione americana in Iraq ha distrutto lo status quo e da allora i diversi gruppi religiosi ed etnici stanno combattendo per il controllo dei territori o per ottenere il controllo delle regioni ricche di petrolio. Nella battaglia scoppiata alcuni anni fa a Bagdad tra Sciiti e Sunniti, una sorta di pulizia etnica, i Cristiani venivano spesso cacciati da entrambi perché entrambi volevano creare distretti etnicamente omogenei nella città. La stessa cosa sta accadendo attualmente al Nord, nella lotta tra Curdi e Sunniti per il controllo della regione di Kirkuk, ricca di petrolio. Circa mezzo milione di cristiani, il 50% dei cristiani del paese, hanno al momento abbandonato l′Iraq ed è improbabile che vi facciano ritorno.
Nel frattempo, nuove tensioni stanno emergendo in Medio Oriente tra Shiiti e Sunniti. Queste tensioni sono molto presenti in Iraq, ma anche in un paese quale il Libano, dove Sciiti e Sunniti lottano per il controllo del paese. Entrambe le fazioni sono sostenute dai correligionari nell’intera regione. Ed i cristiani si trovano in mezzo. In realtà si sono divisi, alcuni hanno scelto la parte degli Sciiti (Hezbollah), altri stanno a fianco dei Sunniti. Il Libano è un paese spaccato e paralizzato. Tutti i libanesi stanno soffrendo, ma forse i Cristiani più degli altri. Molti hanno scelto di lasciare il paese e chi resta è molto demoralizzato dalla situazione.
Quindi, sotto molti aspetti, è stato un decennio perso in Medio Oriente. Sono state sprecate energie per dividere e combattere e poche sono state investite nella pace e nel dialogo. Questi conflitti hanno un effetto negativo sul vivere insieme di popoli, religioni e culture diverse nella regione ed i Cristiani si sono sempre trovati dalla parte dei perdenti.
4. Le opportunità del vivere insieme
Non c’è ombra di dubbio che i Cristiani possano vivere accanto ai Musulmani: lo stanno facendo già da molti secoli!! La Storia ci ha mostrato che Cristiani e Musulmani possono vivere insieme, anche se questa storia non è sempre stata facile ed è stata segnata da periodi di crisi. Ma è importante notare che queste crisi si sono spesso sviluppate su questioni politiche e non religiose, come i problemi dei Cristiani oggi in Iraq o in Turchia durante e dopo la I Guerra Mondiale. Il vivere insieme di tutti i popoli del Medio Oriente ha davvero bisogno di stabilità politica. E’ ben noto come durante secoli di dominio ottomano Cristiani, Ebrei e Musulmani potessero vivere bene insieme in città fiorenti come Tessalonica, Istambul o Bagdad.
E’ essenziale che i Cristiani mantengano viva la loro fede sulla possibilità di vivere insieme tra diversi. Questo è un aspetto importante del messaggio stesso del Vangelo. Come dice l’Apostolo Paolo nella Lettera agli Efesini, Cristo ha dato la propria vita sulla croce per abbattere ogni muro di divisione e per riconciliare coloro che erano divisi. Come Cristiani, non possiamo far nostra la tesi di Hungtington secondo la quale è impossibile che genti di culture e religioni diverse possano vivere insieme e che il conflitto sia inevitabile. Questa tesi contrasta con il nucleo centrale del Vangelo stesso. In quanto cristiani, dovunque siamo, dobbiamo sempre rendere testimonianza di questa universalità e della fiducia nella pace e nella possibilità di vivere insieme. Era il grande sogno dell’apostolo Paolo, di creare nelle città cosmopolite dell’impero romano, comunità cristiane formate da genti diverse: uomini e donne, ricchi e poveri, padroni e schiavi, Greci e Giudei. Una comunità che vive quest’unità è un segno vivente della vittoria della pace che il Signore Gesù Cristo ha realizzato sulla croce e portato a noi come Signore Risorto: la pace sia con voi. La Pace è sicuramente un tratto fondamentale del Vangelo e della vita di ogni cristiano. Noi, in quanto Cristiani, viviamo per realizzare il vivere insieme tra diversi!
Dicendo questo, io esprimo anche l’urgenza per tutti i Cristiani, non solo per quelli in Medio Oriente, di immergerci ancora nel Vangelo e nella fede stessa. E’ una missione urgente. Troppo spesso i Cristiani si adattano alla cultura della divisione e della separazione. Ma questo non è lo spirito del Vangelo; non è lo Spirito di Assisi.
Una sfida importante per il prossimo Sinodo dei Vescovi del Medio Oriente, che comincerà la prossima settimana a Roma, sarà quella di riflettere sulla missione specifica delle comunità cristiane in Medio Oriente. Ogni cristiano, in qualsiasi parte del mondo si trovi, ma soprattutto oggi in Medio Oriente, deve essere cosciente dell’autentico senso della propria missione di cristiano nel mondo. Il Medio Oriente ha bisogno di comunità cristiane: per dare testimonianza del Vangelo tra i Musulmani: vivendo l’amore di Dio per ogni uomo ed ogni donna, e specialmente per i poveri (suore a Bagdad: scuole, ammalati, poveri; laici della Caritas che diventano martiri in questa città semplicemente perché continuano a servire i poveri), comunicando i valori del Vangelo (scuole, università): l’umanità e la dignità di ogni uomo e donna, il valore dei poveri, la cultura del vivere insieme, la grazia del perdono, della misericordia e della riconciliazione.
I Cristiani che vivono in mezzo ai Musulmani, rappresentano il primo e più concreto ponte tra il Mondo Musulmano ed i Cristiani. I Cristiani e molti Musulmani devono lavorare per realizzare società che rispettino i diritti umani, la libertà ed i diritti delle minoranze. Molti Musulmani rimpiangono la partenza di così tanti cristiani perché sanno che questi Cristiani rappresentano una grande risorsa per le loro società.
In conclusione, sì, i Cristiani stanno attraversando una crisi in Medio Oriente, ma questa crisi deve diventare un kairòs per far crescere una nuova consapevolezza della loro importante e nobile missione in questa zona del mondo. E’ mia speranza, e preghiera, che la prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi possa essere un passo importante per la crescita di tale consapevolezza nelle Chiese del Medio Oriente e nell’intera Chiesa Universale.