4 Octubre 2010 09:30 | Ajuntament. Saló de Cent
Barcellona 2010 - Intervento di Heinrich Mussinghoff
"I poveri sono il tesoro prezioso della Chiesa: la Chiesa sulla via della Carità”
Contributo alla preghiera la pace a Barcellona il 04./05. Ottobre 2010
La sua missione: mostrare l'attrattiva della fede
Invece di limitarsi ai divieti morali, la Chiesa seguendo Papa Benedetto XVI deve dedicarsi alla missione di mostrare l'attrattiva della nostra fede. Questo può accadere se la Chiesa non permette che il suo profilo sia imposto dallo spirito del tempo, tutto schiacciato sulle realtà economiche, ma se professa e vive con coerenza il suo opus proprium (cfr. DCE 25, 29).
Del suo opus proprium è parte integrante la carità! Il santo diacono Lorenzo ci è di esempio su questa via. Con la sua affermazione "I poveri sono il nostro tesoro", ha provocato l'imperatore Valeriano. È stato per questo martirizzato, per aver dato ai poveri quelle ricchezze materiali, che l'imperatore reclamava. Lorenzo ha sfidato le convenzioni, ha mostrato la sua identità con la sua sorprendente attenzione per i poveri. Questa è la confessione a cui la Chiesa deve e può obbedire anche oggi, nel mostrare attraverso l'amore per i poveri i segni dei tempi alla luce del Vangelo, provocando con una chiara identità lo spirito “economico” del nostro tempo. La Chiesa vince se riconosce i poveri come il suo tesoro, se lo proclama e se lo vive fedelmente.
(Prendo in considerazione in maniera critica le aspettative oggi convenzionali sul rapporto con i poveri. Ad esse contrappongo il nostro senso di solidarietà alla luce della dottrina sociale cattolica, che riconosce i diritti incondizionati dei poveri e i nostri doveri nei loro confronti. Infine vorrei sottolineare che con l'efficacia dell'amore, sempre sottolineata da Papa Benedetto XVI, si mostra che l'identità della Chiesa è la solidarietà. Essa rifiuta interpretazioni alternative e rappresenta in maniera efficace l'aspetto più attrattivo della nostra fede).
La crisi: quando i poveri non sono accolti
"In una società, nella quale l'economia è il massimo criterio di giudizio, il povero perde di ogni significato", ha scritto Andrea Riccardi. Così, se in gran parte del mondo la norma suprema oggi è diventata il mercato con il suo orientamento verso l'interesse egoistico, si smarrisce l'inviolabile dignità dell'essere umano. Tale etica sostiene la visione del mondo del cosiddetto Individualismo normativo, descritto dal premio Nobel per l'economia James Buchanan, originario degli Usa, e che è oggi sostenuta dalla maggior parte degli economisti mondiali. Non è l'orientamento verso un valore assoluto, come ad esempio l'umanità, ma sono gli interessi egoistici e mutevoli a decidere del significato da dare alla dignità umana e alla solidarietà.
(Questo significa concretamente: gli aiuti sociali ai bisognosi si caratterizzano come "premi di tolleranza" per ridurre una "potenziale minaccia" sociale. E questo comporta: le persone deboli che non potrebbero mettere in pericolo la pace sociale, finiscono per essere escluse dalla rete sociale).
Andrea Riccardi descrive le conseguenze pratiche di questo spirito del tempo che domina la nostra epoca: i vecchi vengono allontanati dalle famiglie, i malati e i prigionieri sono completamente dimenticati, i mendicanti vengono cacciati dal centro delle città. Chi porta alle sue estreme conseguenze questa logica arriva presto a conclusioni disumane, come “che alcuni bambini gravemente handicappati non sono esseri umani, anche se sono stati generati da esseri umani”. Il sociologo australiano Peter Singer arriva a chiedersi, in questo senso, perché i primati completamente sani debbano avere meno diritti di persone gravemente disabili. E questo, se si tirano conseguentemente le somme di tali ragionamenti, significa la negazione dell’intangibilità della dignità umana. I poveri diventano un peso da sopportare, che costa alla società più di quanto non le giovi. Una tale visione dell'uomo non riconosce ai poveri né diritti assoluti, né autentico rispetto. Non stupisce, che James Buchanan metta in guardia contro una coesione sociale generata da sentimenti di affinità e che auspichi un’anonima lealtà sociale basata sul principio di mercato orientato al profitto. La conseguenza non casuale, ma sistematica è evidente: con la relativizzazione della dignità umana in un anonimo sentire sociale, nel modello economico di società che si autopropone come moderno i poveri non sono i benvenuti. E questo pensiero si è diffuso. Andrea Riccardi lo descrive così: "La solidarietà nel mondo divenuto tutto mercato è indebolita dalla crisi economica e dalla concorrenza". Questo sviluppo si contrappone alla dottrina sociale cattolica, che si caratterizza per il suo accento sulla “solidarietà con virtù”.
Il principio: solidarietà cristiana basata sui diritti inalienabili
Per la dottrina sociale cattolica la solidarietà richiama alla "giustizia sociale e all'amore sociale” (QA 88). La giustizia sociale è la legge di redistribuzione che deriva dalla dignità di ogni essere umano. Questa è una dimensione giuridica: la solidarietà è un principio sociale e di diritto. Si pone la questione dei diritti e dei doveri che sono vincolanti giuridicamente: a quale aiuto ai poveri è tenuta la società e il singolo e perché? E poi: a quale tipo di aiuto ha diritto un povero e perché? Così funziona la solidarietà in uno Stato sociale liberale: l'imposizione delle tasse serve a finanziare i trasferimenti sociali ai bisognosi. Le imposte devono essere ben fondate, perché costituiscono una interferenza con il diritto di proprietà. A seconda del modo di intendere la solidarietà discende un sistema più liberale di auto-responsabilità o un sistema più collettivistico di proprietà comune, con le relative conseguenze sui diritti e doveri di redistribuzione. Non esiste dunque una sola valida giustizia sociale, ma diverse e concorrenti concezioni di essa che dipendono dalle diverse idee dell'uomo che si sostengono.
La dottrina sociale cattolica, sulla base dell'idea cristiana dell'essere umano, sostiene una sua propria visione della giustizia sociale, basata sul fatto che l'uomo è stato creato ad immagine di Dio e che trova il suo orientamento fondamentale nella chiamata divina. "La dottrina sociale della Chiesa argomenta a partire dalla ragione e dal diritto naturale, quindi secondo ciò che è conforme all'uomo" (DCE 28). Dalla nostra prospettiva cristiana, la dignità umana è un dono di Dio e quindi valido universalmente e oggettivamente. Da questo derivano i diritti e i doveri dell'uomo, indipendentemente dal profitto. Il criterio normativo del giudizio non è l'economia, ma l'idea personale dell'uomo. In base all'idea cristiana della personalità, deve essere possibile per ciascuno, quindi innanzitutto per i poveri, vivere secondo la coscienza donata da Dio. Ciò significa che solo se una persona può sviluppare liberamente la sua libertà individuale (creatività e fantasia, laboriosità e ambizione) e la sua natura sociale (amicizia, rapporto di coppia, famiglia), la responsabilità personale e sociale delle sue (potenziali) capacità, solo a queste condizioni egli vive come persona. Se non viene messo in condizione di vivere così, la società in cui vive realizza un’ingiustizia sociale nella divisione dei beni sociali: “l'esercizio di questa solidarietà è un bene di somma importanza per la comunità; ogni membro della società nei confronti di tutti gli altri ha il legittimo diritto che essa venga esercitata”. Gli aiuti sociali ai bisognosi, che non possono sopperire da soli ai loro bisogni, divengono pertanto un ineludibile dovere giuridico, a differenza di quanto avviene nella visione del mondo dell'individualismo normativo. La personalità è il fondamento di un'intangibile dignità e di una solidarietà dovuta ai poveri come diritto sociale ad essere posti in condizione di svilupparla.
La virtù come principio: la solidarietà con amore
Per dare un volto umano alla solidarietà servono molto più che semplici regole giuridiche, per quanto di valore esse possano essere. La giustizia sociale è condizione necessaria ma non sufficiente per la solidarietà cristiana. Essa deve essere accompagnata dai giusti sentimenti: "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono di Cristo Gesù" (Fil 2,5).
Con quale habitus incontriamo dunque i poveri? La solidarietà nutrita dalla fede cristiana genera la virtù sociale dell'amore per il prossimo che supera lo spirito economico dell'anonimità: l'amore per il prossimo sostituisce il pensiero del “dare per avere” così come quello del “dare come dovere” (CiV 39). Non è un principio sociale giuridico, ma lo spirito di una coesione anche emozionale, che unisce ricchi e poveri. Già nel racconto biblico della creazione ci riconosciamo creati ad immagine di Dio, amati da Dio e da lui chiamati all'amore. Gli uomini devono riconoscersi come creature che insieme hanno ricevuto la grazia dell'amore di Dio e per questo sono chiamate anche all'amore per il prossimo e a vivere concretamente tale amore. Nella sua prima enciclica, Papa Benedetto XVI lo spiega così: "vedo con Cristo e posso donare all'altro più che le sole cose materiali: lo sguardo d'amore, di cui ha bisogno. Qui si rivela la necessaria interazione tra amore per Dio e amore per il prossimo” (DCE 18). Nell'incontro con i poveri non deve essere mai dimenticato che Dio ama ogni uomo. Se scopro questo amore nel mio prossimo e lo dono a lui, mi scopro legato al contempo a lui e a Dio. Tale amore per il prossimo fa si che possiamo vivere nel presente quel futuro che si compirà in pienezza in Dio solo escatologicamente.
Una tale ispirazione, che non è di questo mondo, ma che si può realizzare in questo mondo, ci spinge a dare un volto amorevole e umano al nostro interagire tra ricchi e poveri. A questo riguardo penso molto concretamente a un’infermiera della diocesi di Aachen, che nel suo lavoro si ispira profondamente alla sua fede cristiana. Nel suo incontro con i bisognosi cerca sempre di realizzare “spazi di umanità..., perché sia possibile un agire solidale che sgorghi dal cuore: non come mera routine o dovere, ma con sincero rispetto e con la comune consapevolezza di essere insieme degli esseri umani”.
L'anonima ottemperanza dei propri doveri, calata dall'alto, produce al contrario un effetto di freddezza e di disumanizzazione. Il Papa Benedetto XVI lo ha ricordato in occasione della sua visita alla mensa di Sant'Egidio il 27 dicembre 2009. Per il papa non è un “miracolo” essere andato dai poveri. Potrebbe apparire come un semplice gesto di pietà. Per lui il miracolo è invece rappresentato dalle diversissime storie degli uomini che qui si incontrano. Il papa si è recato alla mensa come uomo amato da Dio tra uomini amati da Dio. Questa atmosfera di vicinanza e di calore anima anche spiritualmente la solidarietà. Così il papa vive ed è esempio del programma della solidarietà cristiana: con l'amore per il prossimo essa vincola all'idea assoluta di una personalizzazione di tutti gli esseri umani e supera l'anonimità sociale attraverso un vivere insieme anche emozionale, che rappresenta “la reale scoperta dell'altro e supera l'attitudine egoistica” (DCE 6). Vivere la solidarietà verso i poveri con un reale amore per il prossimo è oggi una esigenza silenziosa con la quale la Chiesa provoca lo spirito economicistico del tempo e vi contrappone il suo proprio profilo.
La prospettiva: una visione di amore per il mondo
Riscoprire i poveri oggi come un tesoro, con questo opus proprium la Chiesa sfida la religione del mercato con la sua sprezzante esclusione dei poveri. La credibilità di chi vive ciò che predica è convincente. Per questo, la grande missione a favore dei poveri per noi significa ripensare la solidarietà nello spirito dell'amore per il prossimo, e testimoniarlo con le nostre parole e opere. Questo vale per ogni concreto incontro faccia a faccia, come anche per l'impegno della Chiesa per orientare il mondo in tal senso. La Chiesa vince, se fa sentire forte la sua voce là dove tutti tacciono: dove i poveri sono solo tollerati, per soddisfare interessi economici a loro spese, lì la Chiesa deve denunciare questo disprezzo per gli esseri umani. Dove la solidarietà con i poveri viene vissuta come mero dovere, deve smascherare la freddezza. Dove la solidarietà diventa solo un concetto astratto per contrapporsi ad altri, per mobilitare la reazione violenta dei poveri contro i ricchi, essa deve annunciare il Kerygma universale dell'amore, che costruisce ponti e non muri. La missione per i poveri deve realizzare la visione della “unità del genere umano, comunità fraterna al di là di ogni e qualunque divisione” (CiV 34): “quando l'agire umano sulla terra è ispirato e supportato dall'amore, contribuisce alla costruzione della città divina e universale, verso la quale si muove la storia della famiglia umana” (CiV 7).
Bibliografia
- Benedikt XVI. (2006) Enzyklika ‚Deus Caritas est’. Vatikanstadt (DCE).
- Benedikt XVI. (2009) Enzyklika ‚Caritas in Veritate’. Vatikanstadt (CiV).
- Buchanan, James (1999) Moral und Gemeinschaft in der offenen Ordnung des Marktes. In: Viktor Vanberg (Hrsg.) Freiheit, Wettbewerb und Wirtschaftsordnung. Hommage zum 100. Geburtstag von Friedrich A. von Hayek. Freiburg/ Berlin/ München: Haufe. S. 13–36.
- Fretz, Kristina (2010) Christliche Ethik solidarischen Handelns. Anmerkungen aus der Praxis. In: Hermann Brandenburg/ Helen Kohlen (Hrsg.) Gerechtigkeit und Solidarität im Gesundheitswesen (in Druck).
- Homann, Karl/ Ingo Pies (1996) Sozialpolitik für den Markt: Theoretische Perspektiven konstitutioneller Ökonomik. In: Ingo Pies/ Martin Leschke (Hrsg.) James Buchanans konstitutionelle Ökonomik, Tübingen: Mohr. S. 203–239.
- Nell-Breuning, Oswald von (1985) Gerechtigkeit und Freiheit. Grundzüge katholischer Soziallehre, 2. Aufl., Wien: Olzog.
- Nussbaum, Martha (1993/1999) Menschliche Fähigkeiten, weibliche Fähigkeiten. In: dies. Gerechtigkeit oder Das gute Leben. Aus dem Amerikanischen von Ilse Utz, Frankfurt a.M.: Suhrkamp. S. 176–226.
- Pius XI. (1931/1992) Enzyklika ‚Quadragesimo Anno‘. In: Bundesverband der Katholischen Arbeitnehmer-Bewegung Deutschlands – KAB (Hrsg.). Texte zur katholischen Soziallehre, Bornheim et al. S. 91–150 (QA).
- Riccardi, Andrea (2009) Die Nächstenliebe: eine Vision für das Christentum im 21. Jahrhundert, Vortrag zur Tagung: Arme sind der kostbare Schatz der Kirche. Orthodoxe und Katholiken auf dem Weg der Nächstenliebe, Rom am 4. Mai 2009