11 Septiembre 2017 16:30 | Westfaelische-Wilhelms-Universitaet - Hoersaal JO 1
Intervento di Cornelio Sommaruga
Gruß Gott!
Siamo riuniti dalla Comunità di Sant’Egidio nell’Incontro PATH OF PEACE = CAMMINI DI PACE, qui a Muenster/Osnabrueck nel centro della Repubblica federale di Germania. In questa tavola rotonda siamo invitati a parlare di disarmo, di armi e di violenza.
Comincerò col dirvi che Charles Barone di Montesquieu scriveva, all’inizio del XVIII secolo
Il presente del passato è la memoria,
il presente del presente è l’azione,
il presente del futuro è l’immaginazione.
Perché parlare in questo panel basandomi su questa affermazione?
Perché la memoria ci fa ricordare la propaganda per la guerra, perché ci capita troppo spesso di dire che certe guerre sono assurde, perché sono crudeli, odiose, e il loro senso ci sfugge. E perché ci sembra che delle menti avvedute – come noi – avrebbero dovuto trovare a certe situazioni di stallo soluzioni diverse dal ricorso alla forza armata. Ma vorrei dirvi che la mia lunga esperienza al CICR mi ha dimostrato che le guerre non sono sempre assurde: alcune ci sono più o meno comprensibili e decifrabili; succede che gli uomini armati adottino comportamenti irrazionali; può anche darsi che le cause profonde di un conflitto ci sfuggano. Ma le guerre rispondono molto spesso a interessi – talvolta personali e di potere – e purtroppo non è esatto affermare che alla fine di un conflitto ci sono solo perdenti. Quelli che non vogliono perdere in un conflitto sono coloro che hanno interesse a fare propaganda per la guerra.
La memoria è anche la triste constatazione che regolarmente, da decenni, siamo testimoni di atti di crudeltà indicibili e i media sono sempre presenti, proprio là dove si svolgono gli eventi più odiosi. I media sono quindi indirettamente uno strumento di propaganda di guerra.
Il presente del presente è l’azione di quei guerrafondai che sono i fabbricanti di armi, di armi leggere, di armi da fuoco personali, di mine terrestri e di munizioni a grappolo che sono diventate le armi di distruzione di massa. La mia maggior preoccupazione è che queste armi sono vendute e trasferite in tutti i modi possibili, malgrado gli accordi siglati per imbrigliarne gli effetti catastrofici. Come possiamo permettere che – come per la schiavitù nel secolo scorso – si prenda così spesso la difesa del commercio delle armi, che costituisce una minaccia per la vita umana, anche nelle nostre società al di fuori delle guerre, invocando ragioni d’ordine sociale ed economico?
Il mondo continua a essere malato delle sue vittime, nonostante che all’indomani della seconda guerra mondiale abbiamo solennemente proclamato mai più questo. Ma i conflitti scoppiati da allora sono circa 150 e hanno fatto decine di milioni di vittime.
Il presente del futuro è l’immaginazione. Si dobbiamo lavorare per la pace e informare la società su come si può ottenere e preservare la pace. Credo che il primo compito, che è anche il più urgente, consista nel promuovere i valori etici restituendo al genere umano una cultura della non violenza in cui la solidarietà e la tolleranza siano realmente capite e vissute. Questi valori sono il fondamento di una migliore sicurezza individuale, nazionale ed internazionale. Il rispetto della dignità umana in ogni circostanza deve – sempre ed ovunque – essere incoraggiato. Sfortunatamente viviamo in un mondo in cui la violenza è banalizzata, quando non glorificata da certi media. La vita in quanto tale è disprezzata, ridotta a niente.
Il futuro passa attraverso la consapevolezza che c’è un prezzo da pagare per la pace. Con l’aiuto dell’Onnipotente l’opinione pubblica dei paesi industrializzati deve prendere coscienza del baratro sempre più profondo che divide una minoranza di ricchi dalla grande massa di coloro che, nei paesi in via di sviluppo, lottano quotidianamente per cercare di nutrire la propria famiglia. A ciò si aggiungono i fenomeni di emarginazione nel cuore stesso delle nostre società cosiddette avanzate e i problemi sempre più angoscianti generati dalla distruzione del nostro ambiente naturale. Bisogna promuovere soprattutto la globalizzazione delle responsabilità attraverso la società civile perché la sicurezza umana sia rafforzata.
In questo contesto il disarmo gioca un ruolo fondamentale. Non dimentico l’appello di Nelson Mandela raccogliete tutte le armi e gettatele in mare, cominciando da quelle di ciascuno di voi. Lasciatemi qui sottolineare l’importanza della recente adozione all’ONU del Trattato sul divieto delle armi nucleari nel mondo. Pur sapendo che il processo di ratifica sarà lento e lacunoso, non possiamo che rallegrarci di questo passo storico che bandisce queste armi disumane e indiscriminate, un passo cruciale per la loro futura eliminazione, dal momento che stigmatizza le potenze che non lo ratificheranno.
Si, il futuro è l’immaginazione: dobbiamo, attraverso i nostri rispettivi canali religiosi, attraverso l’educazione familiare e scolastica insegnare ai giovani l’arte del dialogo ascoltando con tolleranza il parere di altri. Tolleranza significa l’accettazione dell’altro nella sua diversità riconoscendolo come uguale in diritti e doveri, senza discriminazioni di genere, di religione, di razza, di etnia. L’ideale sarebbe che un giovane – con l’ispirazione dello Spirito Santo – arrivi a comprendere che non ci può essere pace senza giustizia e perdono: niente vendetta violenta, perché la migliore vendetta è il perdono!
Concluderò questa introduzione con la poesia di Natale del poeta inglese Laurence Housman – di cui ho il testo in italiano:
LA PACE GUARDÓ IN BASSO
E VIDE LA GUERRA,
“LÀ VOGLIO ANDARE” DISSE LA PACE
L’AMORE GUARDÓ IN BASSO
E VIDE L’ODIO,
“LÀ VOGLIO ANDARE” DISSE L’AMORE.
LA LUCE GUARDÓ IN BASSO
E VIDE IL BUIO,
“LÀ VOGLIO ANDARE” DISSE LA LUCE.
COSÍ APPARVE LA LUCE
E RISPLENDETTE.
COSÍ APPARVE LA PACE
E OFFRÍ RIPOSO.
COSÍ APPARVE L’AMORE
E PORTÓ VITA.