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Epiphanios

Obispo ortodoxo, Iglesia copta, Egipto
 biografía

Dalla nostra infanzia siamo stati soliti ascoltare i versetti del Vangelo di Matteo:

“Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.  Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt. 25, 34-36).

Da queste parole apprendiamo almeno due lezioni:

In primo luogo nutrire gli affamati, dare da bere agli assetati e aiutare i bisognosi sono comandamenti di Gesù Cristo. In secondo luogo, essi non sono solo comandamenti, ma la nostra salvezza eterna si fonda sulla loro applicazione; rischiamo di perderci nel caso in cui li trascuriamo. Questo è evidente dalle parole seguenti… “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere” (Mt. 25, 41-42).

Così il Vangelo dichiara che dare da mangiare e dare da bere a Gesù Cristo significa aiutare i bisognosi; in altre parole si deve offrire un aiuto a qualsiasi essere umano che è bisognoso di aiuto, e bisogna mostrare misericordia verso qualsiasi creatura umile che ha bisogno di misericordia. O come dice nostro Signore “In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me” Mt. (25, 45), perché il Signore “ha cura degli umili” come recitiamo nella Liturgia Copta di S. Basilio (Sal. 112 (113) 6) ed egli soccorre chi è caduto come dice S. Paolo (2 Cor. 7, 6).

Nelle vite dei Padri del deserto si legge di un monaco chiamato Serapione che andò ad Alessandria e trovò lì al mercato un uomo nudo povero, e allora pensò, "Ha senso che io, che sono un monaco, sono vestito, mentre questo povero uomo rimane nudo. Certamente questi è Cristo che soffre al freddo”.

Immediatamente e in modo coraggioso si tolse le sue vesti e le diede al povero, e si sedette nudo con una Bibbia in mano. Quindi successe che un funzionario passò e vide il monaco nudo, e gli chiese  "Abba Serapione, chi ti ha denudato?" Questi indicò la Bibbia e disse: "Essa mi ha spogliato." Il funzionario lo rivestì e si allontanò. In seguito Abba Serapione incontrò un uomo che era stato fermato perché accusato di un prestito non restituito. Siccome non aveva nulla da dargli, il monaco vendette la Bibbia e pagò il creditore. Infine trovò un altro uomo povero; gli diede la sua veste e tornò al monastero nudo. Qui un suo discepolo gli chiese: "Maestro, dove sono i tuoi indumenti?" Lui rispose: "Li ho mandati avanti a me in un luogo dove ci saranno utili." Poi gli chiese: "Dove è la Bibbia che usai per confortarci?" Egli rispose: "Figlio mio, la Bibbia mi diceva ogni giorno, vendi quello che hai e dallo ai poveri "( Detti dei Padri del deserto - Raccolta Sistematica arabo, VI, 6, 254).

Ricordo che dopo lo scoppio della rivoluzione egiziana il 25 gennaio 2011 molti prigionieri erano fuggiti dalle loro carceri, e centinaia di loro cercarono di rifugiarsi nel nostro convento di San Macario, dato che ci sono molte prigioni vicino a noi. Scalarono le mura del monastero, senza sapere che tipo di edificio fosse, ed avevano paura che li avremmo riconsegnati al governo.

Quando ci videro, e capirono che si trattava di un monastero, ci chiesero, "È  questo il monastero di padre Giovanni?" (Padre Giovanni è uno degli anziani del nostro monastero che era responsabile per la foresteria), quindi si calmarono e ci dissero "padre Giovanni aveva l’abitudine di farci visita ogni anno nel carcere nel mese di agosto e di dare a ognuno di noi un cocomero; in Egitto è la stagione più calda ". A quel punto noi abbiamo dato loro cibo e acqua, e loro se ne andarono in pace . È stato un piccolo regalo dal monastero per mano di padre Giovanni ad alcune persone che sono rifiutate dalla società, ma è stato un dono a Gesù Cristo che ci ha ordinato di aiutare i bisognosi.

Tali piccoli atti concreti di carità sono di grande valore agli occhi di Dio. Senza di loro la nostra religione rimane nel regno delle astrazioni.  “Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?” (Gc.  2,15-16).

A partire da queste piccole opere l'amore di Dio si "perfeziona" in noi (1 Gv. 4, 12), e senza di loro l'amore di Dio non può dimorare in noi "Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio?"(1 Gv. 3, 17).

Qualcuno potrebbe dire "dobbiamo aiutare i poveri che sono dei nostri", ma dalla parabola del Buon Samaritano, Gesù Cristo ci ha insegnato ad aiutare chiunque, anche se lui è estraneo a noi.

Concluderò il mio discorso con un'altra storia dai Padri del deserto. Un monaco egiziano aveva un bel vestito che aveva dato ad un povero. Tempo dopo, mentre il monaco passava per la città, vide una prostituta indossare quel vestito, per questo egli si rattristò molto. Ma gli apparve un angelo che gli disse: "Non essere triste perché una prostituta indossava quel abito, infatti dal momento in cui lo hai dato a un povero esso appartiene a Gesù Cristo " (Antologia 358, arabo 887).

Ecco perché il nostro Signore ha detto:  “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.” (Matteo 25: 40)