Il discorso sul futuro dei cittadini egiziani copti è diverso dal discorso del resto dei cristiani dell’Oriente
1- Influsso dei cambiamenti mondiali sui cristiani dell’Oriente
Oggi di fronte alla complessità delle relazioni tra i paesi che esercitano il loro influsso sulla zona mediorientale, la sopravvivenza dei cristiani e la loro stabilità in Siria, Irak e Libano dipende da nazioni straniere.
Il destino dei cristiani della Siria è legato in un modo o nell’altro al successo dell’Arabia Saudita e dell’Iran.
In Irak il pericolo più grande deriva da ISIS, considerato uno dei maggiori nemici dell’Iran e i cristiani o meglio ciò che rimane di loro sono ostaggi delle vittorie dell’Iran nella zona e della sconfitta di ISIS. .In Libano, invece, la situazione è più aperta ai paesi stranieri. Nello Yemen, se il conflitto politico si trasformasse in conflitto religioso tra sunniti e sciiti, si rifletterebbe negativamente sui cristiani orientali
2- Futuro dei cristiani del Medio Oriente
Le scelte dei cristiani del Medio Oriente di rimanere nel loro territorio sono limitate ed esposte a numerosi pericoli come
• Il fallimento della nazione araba nella formazione di una cittadinanza secolare, democratica e basata sull’uguaglianza. Questo crea un clima di discriminazione contro categorie essenziali di cittadini. I cristiani hanno sofferto svariate forme di discriminazione a livello costituzionale, e legale o a livello di partecipazione e rappresentanza politica o di libertà religiosa.
• Uno stato di inerzia da più di tre decenni all’ombra di sistemi per la maggior parte corrotti e tiranni costringe i cristiani ad avventurarsi in una lotta pacifica per costruire uno stato moderno, secolare, democratico, garante dei diritti e delle libertà degli individui e delle comunità di tutte le componenti.
• I tentativi di descrivere i cristiani come elementi negativi nel movimento di cambiamento e riforma, come alleati di sistemi, governi e poteri tirannici e corrotti.
Ma anche:
• La diffusione dell’estremismo,
• Il tentativo di considerare i cristiani appartenenti ai paesi occidentali,
• La divergenza fra la gerarchia e i fedeli, ciò
richiede al clero di essere più vicini alle preoccupazioni e ai problemi dei fedeli e di incoraggiarli a prendere parte attiva alla vita del paese nelle sue varie espressioni e nell’ambito legale.
Con una fede profonda i cristiani affrontano le sfide alle quali sono esposti, ma solo nell’ambito nazionale, democratico poiché non c’è una soluzione cristiana al problema dei cristiani.
3- Cambiamento qualitativo dopo la rivoluzione del 25 gennaio
Fin dal 2009 sono cominciate ad apparire all’orizzonte le caratteristiche di una corrente giovanile copta come reazione alle pressioni praticate dagli islamisti sui copti.
Per la prima volta i copti sono usciti a protestare in pubblico e i giovani copti delle diverse denominazioni sono andati a migliaia a protestare davanti al governatorato di Ghiza. La novità sta nel fatto che per la prima volta le diverse confessioni (ortodosse, cattoliche, protestanti), mettendo da parte le divergenze dottrinali sono state solidali contro i loro oppressori. La stessa cosa è avvenuta dopo il massacro di Nagi Hammadi e si sviluppata fino al coinvolgimento dei musulmani dopo l’esplosione nella chiesa dei due santi in Alessandria nel 2011, quando copti e musulmani hanno manifestato a migliaia a Shubra il 3 gennanio, coniando slogans che chiedevano la caduta del presidente Mobarak , del ministro degli interni Al-Adly tre settimane prima della rivoluzione. Alla rivoluzione hanno partecipato i giovani copti.
Dopo il massacro di Maspiro si è rafforzata la coscienza copta nazionale aconfessionale e i rappresentanti delle tre confessioni hanno fondato l’unione dei giovani di Maspiro.
L’arrivo dei Fratelli Musulmani al potere con il loro bagaglio di emarginazione, estremismo, violenza contro i copti ha provocato una nuova politica di opposizione copta, fenomeno questo senza precedenti.
L’episodio più pericoloso che ha creato un rifiuto nella coscienza dei copti è stato l’assedio alla cattedrale copta nell’aprile del 2013. Questo fatto ha portato i copti a considerare il 30 giugno una questione di vita o di morte. Ciò è stato evidente con le dimissioni comunitarie dei rappresentanti copti e dei moderati dal consiglio consultivo e l’incoraggiamento ai giovani a scendere in piazza il 30 giugno.
Dove la maggior parte degli egiziani da tutte le regioni circa 30 milioni ha partecipato alla manifestazione e i copti erano una componente essenziale nonostante le minacce dei Fratelli Musulmani e dei loro alleati di spargimento di sangue.
I copti hanno pagato il prezzo della loro rivolta contro i Fratelli Musulmani con chiese e uffici bruciati e numerose vittime.
Conclusione
Il discorso sul futuro dei cittadini egiziani copti è diverso dal discorso del resto dei cristiani dell’Oriente per le seguenti ragioni:
• Essi godono dell’integrazione totale nella società (98%)
• Formano il 31% del capitale nazionale, il 28% dei professionisti e il 40% della classe media
• Non sono classificati confessionalmente e non sono considerati alleati di forze politiche internazionali
• Le emigrazioni dei copti comprendono due fasi:
- La prima risale agli anni 60 del secolo scorso. Molti uomini di affare e grandi proprietari sono emigrati verso l’occidente e grande parte è tornata dopo l’apertura del 1975 come per esempio la familia di Sawirez, Abd El Nur e Kiriazi. Questi con altre 27 famiglie copte hanno creato più di 100 società importanti che giocano un grande ruolo nell’economia egiziana e le loro ricchezze costituiscono il 50% della borsa egiziana.
- La seconda risale al 25 gennaio e alla presa del potere da parte dei Fratelli Musulmani. Circa 80 mila copti sono emigrati verso la Giorgia e la maggior parte sono tornati dopo il 30 giugno.
- I cristiani emigrati non emigrano per ottenere una certa stabilità, ma per cercare un tenore di vita migliore.
- La società civile copta rappresenta il 21% degli organismi non governativi e civili efficienti
- I cristiani egiziani tendono alla teologia della terra piuttosto che alla teologia della dottrina e si riconoscono prima di tutto come copti e poi come dottrina ortodossa, cattolica o protestante.
Raccomandazioni
• Non sottomissione all’estero. La chiesa egiziana ha rifiutato nel corso della storia tutte le forme di sottomissione e di protezione dall’estero e ciò le ha guadagnato una dimensione nazionale egiziana che ha contribuito alla sua conservazione come gerarchia e fedeli fino ad oggi.
• Rafforzare gli sforzi per la crescita dei progetti di sviluppo per evitare le emigrazioni in cerca di un tenore di vita migliore esponendosi a pericoli di morte, l’esempio più evidente è dato dai martiri della Libia
• Rifugiarsi nella legge per ottenere i diritti dei cristiani egiziani e non cadere in ciò che è noto come sedute di riconciliazione convenzionale, private.