Santità, Illustri Rappresentanti delle Religioni, Autorità, cari Amici,
sono convenuti a Roma credenti di varie tradizioni religiose. Se l’incontro promosso da Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986 è stato una svolta, molta strada è stata fatta dopo. Per chi ha un po’ di familiarità con la storia, è sorprendente vedere come i credenti, un tempo lontani, convergano: soprattutto sono oggi convinti che le questioni dell’umanità vadano affrontate insieme e globalmente. Voglio testimoniare che la dura lezione della pandemia ha accresciuto nelle Religioni la coscienza di dover lavorare insieme, come non mai. L’ho sentito nel linguaggio e nel dialogo di questi giorni: qualcosa di profondo è cambiato. Le Religioni sentono di procedere insieme verso il futuro, perché “il mondo di ieri non c’è più”, -ha detto il patriarca Bartolomeo, osservatore appassionato del nostro tempo.
Una preoccupazione comune è emersa: la pace! Lei, Padre Santo, ha gettato l’allarme: “La guerra non è un fantasma del passato, ma è diventata una minaccia costante”. La guerra non è mai una soluzione. La scomparsa dei testimoni della seconda guerra mondiale ha affievolito la coscienza dell’orrore della guerra. Le relazioni dure tra paesi, la rivalutazione della forza come strumento politico, sono espressione di una cultura della violenza di cui è parte una politica predatoria verso l’ambiente. Predatori, concentrati sul proprio interesse, dimentichi che la casa comune della terra é anche delle generazioni che vengono. La recente pandemia ha mostrato ha messo a nudo come le persone siano connesse e coinvolte in un destino globale.
Di fronte a un mondo che deve rinnovarsi, si manifestano visioni limitate e un diffuso senso d’impotenza. Che genera indifferenza. Invece le Religioni richiamano al fatto che il comportamento di ciascuno non è irrilevante per la “salvezza” propria e altrui, e della terra.
Il loro messaggio è: “io sono responsabile” –ha detto il Rav Goldschmidt. L’agire dei singoli e insieme manifesta il risveglio di energie spirituali e solidali, consapevoli che spiritualità e solidarietà camminano insieme. Le Religioni manifestano la forza debole della preghiera. Promuovono un rinnovato movimento di persone responsabili verso gli altri, capaci di disarmare il clima che ci circonda dalla violenza, di fare piccoli e grandi percorsi di pace. E’ stato bello vedere il contributo di tanti giovani in questi giorni, che hanno preso la parola, negata dal silenzio della pandemia e dalla prepotenza degli adulti. Ringrazio i tanti, giovani e meno giovani, volontari impegnati in questi giorni, che ci hanno fatto sentire una Comunità.
Un mondo di fraternità e di pace è l’auspicio. Lo ha ben espresso il Documento di Abu Dhabi, di cui saluto uno dei protagonisti, il Grande Imam Ahmed Al Tayyb, uomo di grande saggezza. Abbiamo vissuto un tempo doloroso di pandemia, non ancora concluso: abbiamo visto la fragilità di un mondo. Siamo all’appuntamento di un mondo nuovo, decisi a far tesoro della lezione sofferta della storia delle donne e degli uomini, decisi a costruirlo con tutti, specie i poveri e i giovani.