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GLI ANZIANI E I VECCHI
 
Quando mia madre compì 40 anni mi regalò un suo abito giallo, che mi piaceva molto. Era consuetudine che lei mi passasse i suoi abiti ‘vecchi’, ma quel regalo mi intristì particolarmente: era nuovo e le stava molto bene. “Tienitelo!’ suggerii.”No, adesso sono vecchia e il giallo non mi si addice più.” Spiegò lei, lo sguardo triste. 
Dieci anni dopo lei venne a casa mia ad Oxford; indossava un abito rosso. “E che! Adesso ti vesti di rosso!” Rimarcai.
“I tempi sono cambiati,” rispose mia madre, con un sorrisetto malizioso.
Dunque la definizione di vecchio cambia e la vecchiaia implica delle esclusioni sia nel modo in cui ci si veste e comporta, e sia nel modo in cui gli altri ‘vedono” il vecchio. 
 
Quando si diventa vecchi?
Le sette fasi della vita secondo Sant’Agostino:
1  Infanzia, 
2  Adolescenza,
3  Giovinezza,
4  Eta’Adulta,
5  Eta’Matura,
6  Anzianita’ e
7  Vecchiaia (intesa dal Cardinale Martini come la Condizione del mendico).
non indicano l’età. 
Ma la società italiana di gerontologia e geriatria nel 2018 ha annunciato che si diventa anziani a 75 anni. A quanto pare la parola vecchio non si usa piú o è intercambiabile con anziano. Peccato, a me, che compio 74 anni tra due mesi, piacerebbe chiamarmi vecchia.
 
 
 
LA STORIA
 
La Bibbia è piena di meravigliosi vegliardi, come in nessuna altra opera, e di vecchi dai sensi accesi. 
Raggiungere la vecchiaia  era l’aspirazione di tutti i popoli; i vecchi erano accuditi in famiglia.
La vecchiaia era molto rispettata dagli antichi Greci (gli Spartani vantavano il Consiglio degli Anziani detto La Gerusia, con ampi poteri per l’educazione dei giovani, inclusa la punizione).
Omero dice del vecchio Nestore: ”Parole più dolci del miele sgorgavano dalla sua bocca”
I Il Senato Romano era l’assemblea dei Senes, dei vecchi saggi; il Pater Familias era il pilastro della gens romana
Virgilio esaltava la pietas filiale di Enea che si porta in spalla il padre Anchise. 
Cicerone, all’età di 62 anni nel De Senectute rivendica la convinzione che i vecchi possono avere una vita politica attiva. “Le grandi cose non si fanno con la forza o con la volontà o con l’agilità del corpo, ma con la saggezza, l’autorità e il prestigio di cui si vanta la vecchiaia, che non soltanto non ne è priva, ma anzi ne è arricchita.” 
“La vecchiaia allarga la conoscenza ogni giorno.”aggiunge Cicerone e cita Socrate che da vecchio imparò a suonare la lira”
 
Il primo Cristianesimo chiamava i vecchi senes boni, e ne esaltava la saggezza. 
La vecchiaia è stata svilita nel basso medioevo a parte il rispetto del vecchio asceta, isolato dal mondo e sofferente.
I vecchi erano inutili, demonizzati nella letteratura e nelle immagini sacre e profane: i maschi, perversi e peccatori, le femmine, deformi e  repellenti. La pena pecuniara per l’uccisione di un senes libero era di 60 sesterzi, ma di 300 sesterzi per l’uccisione di un uomo al disotto di 50 anni. 
Durante carestie, epidemie, invasioni barbariche e sconvolgimento sociali e guerre, i vecchi, incapaci di partecipare alla Guerra e di assumere i compiti dei figli arruolati nell’esercito erano un peso per la società. 
 
Nonostante cio’ i vecchi e il potere politico sono molto legati. 
Raramente ci sono governanti non vecchi. Sono spesso uomini che muoiono diciamo così, sulla scena. 
Ma d’altronde non sarebbe giusto porre un limite d’età alla vecchiaia funzionale? 
Chi dovrebbe deciderlo?
 
LA RIABILITAZIONE DEI VECCHI 
Dall’alto medioevo alla Rivoluzione Francese 
 
La ‘riabilitazione”  della vecchiaia iniziò nel 1350 con l’epidemia della peste che mietè vittime tra i giovani uomini in grado di lavorare, mentre le femmine, più isolate, sopravvissero. I vecchi vennero rivalutati per le loro capacità riproduttive: furono incoraggiati a sposare giovanette in età feconda per ripopolare l’Europa. E perfino a sedurle. 
 
Nel Rinascimento, le città Stato rintrodussero il Consiglio dei Vecchi nel loro governo. 
La Controriforma favorì l’elezione di Papi e Vescovi anziani. 
 
La Rivoluzione francese riconobbe per prima il debito dovuto ai vecchi lavoratori. Nel 1790 fu introdotta dall’Assemblea Nazionale Costituente la Pensione di Vecchiaia: un vitalizio dato ai servitori dello Stato privi di reddito che raggiungevano 30 anni di impiego. 
Ma non fu copiata dagli altri Stati. La rivoluzione industriale, la crescita della classe operaia, la lenta emancipazione delle donne, l’emigrazione dei giovani in altri continenti e l’erosione della famiglia hanno ignorato i vecchi e il loro benessere. 
 
Accolti nei conventi, nelle opere pie e nei pensionati per ex militari, i vecchi sono stati largamente ignorati dalla societa’ civile e considerati la responsabilita’ dei figli e parenti.
 
Chi accudisce ai vecchi? 
Dal 1945 l’allungamento della vita, il controllo delle nascite, il reciproco desiderio di indipendenza di genitori e figli hanno lasciato i vecchi isolati dalla famiglia e incapaci di badare a sè stessi.  
Sono arrivate le badanti, spesso donne e straniere per accudire ai vecchi con scarsa conoscenza della nostra lingua e cultura. Lavorano per mantenere la propria famiglia lontana. 
 
Chi ha messo da parte i denari per la vecchiaia può permettersi la spesa di una badante. Chi non ha abbastanza denari per pagarle diventa un ‘nuovo povero’, incapace di badare a se stesso e in extremis costretto a mendicare. 
Questa situazione ha tre conseguenze.
1  Crea una moderna e tragica separazione di classe tra individui della stessa età abituati a socializzare tra loro.
2  L’imprevista povertà acuisce il disagio, l’isolamento e talvolta la rivolta dei giovani contro genitori e nonni. Il rischio di violenza e perfino di omicidi all’interno della famiglia si è già palesato nelle classi più povere. 
3  in parallelo al prolungamento della vita è aumentato il culto dell’apparenza giovanile, e il disprezzo della societa’ sui segni fisici della vecchiaia. 
 
Il processo di invecchiamento non ha una evoluzione lineare. È una condizione complessa che vede attenuarsi con il coinvolgimento dei familiari.  Mancano riconoscenza e tolleranza. Il rispetto diventa indifferenza e derisione. L’affetto si tramuta in rifiuto e abbandono.  I vecchi, soli, si annoiano si avviliscono e regrediscono.
Se la famiglia non ha le risorse per una badante, la responsabilità passa al Comune in cui risiede il vecchio che sosterrà le spese del ricovero in case di riposo comunali (in decrescita perchè i Comuni non hanno denari) o di private Case di Riposo- simili alle  inglesi “Care Home”. 
 
La Medicina Geriatrica
Nacque nel dopoguerra in Gran Bretagna. Da allora ogni ospedale ha un medico geriatrico e talvolta una corsia geriatrica, in cui i pazienti dovrebbero rimanere temporaneamente, e poi essere reinserti in famiglia o nella Care Home. 
Quando non è possible trovare posto in famiglia o altrove, l’anziano rimane in ospedale fino alla morte. Una situazione malsana: l’ospedale è per i malati da curare, e non per chi aspetta di morire.
In Inghilterra oggi manca una adeguata e onnipresente assistenza ai geriatrici all’interno della societa’ in Care home al di fuori della cura ospedaliera.  Spesso la cura è inadeguata: isolati dalla comunità, accuditi da emigranti senza alcuna preparazione professionale o conoscenza della cultura del ’badato’ e delle sue esigenze, soffrono e regrediscono nonostante la Sanità tuttora provvede alla loro salute fisica. 
 
In parallelo al prolungamento della vita, cresce l’infelicità dei vecchi e la loro umiliazione.  Il  vecchio si sente inutile alla famiglia e alla società e dispera, conscio di essere nella fase finale di una vita priva di speranza. 
 
 
UNA RISORSA PERDUTA
 
I vecchi possono dare tanto alla propria famiglia e alla società.  Non soltanto attraverso i lavori domestici di piccola manualità, ma perchè sono capaci di trasmettere e insegnare ai propri figli  e nipoti pensieri e sensazioni che non erano presenti in loro da giovani padri e madri. Hanno una maggiore sensibilità nella osservazione, e nell’apprezzamento della bellezza, della musica, della natura. 
Possono comunicare sensazioni e pensieri. 
Possono migliorare e fare migliorare cognitivamente chi a loro è caro attraverso la musica, il disegno, e lavori artistici e manuali. 
Sono desiderosi di dare e ricevere affetto. Quest’ultimo è fondamentale; l’amore aiuta a vivere bene e a morire con serenità e dignitas.
 
I vecchi hanno il diritto di rimanere e di morire a casa e di essere assistiti dallo Stato e dalla famiglia. 
Durante l’azianità appaiono i primi segni della debilitazione progressiva delle funzioni vitali fisiche e intellettive. I nostri genitori assistevano in casa il padre e la madre con affetto e rispetto.
Perche’ non lo si fa anche oggi?
 
Dopo i sessant’anni inizia l’anzianità, preludio della vecchiaia, ma non significa che il vecchio non possa vivere da solo o con altri indipendentemente e contribuire alla società civile.
Gli anziani e i vecchi possono giovare all’intera Europa.
Essi costituiscono una potenzialità di cambiamento e di umanizzazione delle società stesse, nei rapporti con le altre generazioni.
 
I DICTA DEL CARDINALE MARTINI SULLA VECCHIAIA COME TEMPO DI VITA 
 
i) La condizione anziana può e deve essere vissuta come autentico "tempo di vita" (e non "tempo dopo la vita" o "tempo prima della morte"), in varie dimensioni.
ii)   La dimensione culturale
E’ necessario offrire ascolto, dare voce, restituire parola al vissuto dell'anziano, consentire e promuovere spazi e luoghi anche alla memoria e alle memorie degli anziani, dare vita agli anni (e non solo anni alla vita: una vita non solo da allungare, bensì da allargare, da approfondire, da ri-conoscere, accettare che il benessere dell’anziano è un problema che riguarda tutti: la famiglia, i diversi soggetti, le istituzioni, il privato sociale.
È il problema di una cultura tanto necessaria quanto urgente, perché anche le leggi migliori o gli atti amministrativi più avanzati non restino parole vuote, spazi desueti, luoghi deserti, territori inerti. 
iii)   La dimensione strutturale.  
E’ necessario
-  ricercare, garantire, promuovere nella vita quotidiana condizioni dignitose e rispettose per l’anziano:
-  mantenere l'anziano nella sua casa (o garantire sempre una casa all'anziano, abbattendo barriere architettoniche, psicologiche, relazionali e generazionali;
-  promuovere tutti i diritti di cittadinanza sociale e umana.
-  tutelarne la salute e accettare che le situazioni limite della forma di malattia ‘inguaribile’ non possono  essere considerate "incurabili", soprattutto dal comparto sanitario.
 
 
LA MIA ESPERIENZA.
 
Nella Sicilia tradizionale i vecchi erano rispettati e amati.
Ricchi e poveri, i figli maggiori vivevano con la propria famiglia nella casa dei genitori, che da loro erano accuditi fino alla morte. Gli individui privi di figli adottavano un giovane parente o andavano a vivere da un conoscente che adottavano legalmente. 
Familiari e amici li visitavano regolarmente.
 
Tutti in famiglia accudivamo i vecchi. Io, sin da sei anni, avevo un ruolo ben definito con parenti o amici che ospitavamo in estate nella nostra casa di campagna. 
Condividevo con la nonna vedova il suo ‘letto grande”, la aiutavo a spogliarsi e vestirsi, e le portavo il bicchiere di acqua fresca, il caffé, i biscottini. 
Era anche compito mio intrattenere gli ospiti anziani: li accompagnavo nelle passeggiate, e nei pomeriggi in terrazza chiacchieravo e offrivo loro rinfreschi. In citta’ andavo spesso a far vista alla prozia Graziella, che abitava al primo piano. Vedova e bizzosa, la zia diventava poetica soltanto quando raccontava storie della sua giovinezza. 
Quando a 21anni andai a vivere all’estero, sposa felice di un inglese, sentii molto la mancanza delle vecchie donne di famiglia. Mi mancavano la loro saggezza, i ricordi del passato, l’ occhio acuto sul dettaglio, ma anche le loro fragilità: il pensiero vagante, i vuoti di memoria, le improvvise ansie, le mani tremanti, le paure e le rabbie sommerse che emergevano di tanto in tanto. Ritornai alla mia normalità quando ospitammo nel nostro bungalow un vecchio commesso viaggiatore inglese. 
 
 
E ORA?
Oggi raggiugere la vecchiaia non è più un ambito traguardo, ma una certezza, vista come qualcosa di brutto e sgradevole da celare. Le persone vengono definite ‘anziane’, older people, anche se si avvicinano ai cent’anni. 
Gli adulti aspirano ad allungare la giovinezza, fingendo e cercando di apparire giovani, con o senza l’ausilio del bisturi. L’eta’ matura è ignorata; l’Anzianita adesso si allarga e quasi quasi sostituisce la vecchiaia. Piace ai vecchi di essere chiamati Anziani a tutte le eta’.
Perché?
 
OGGI
Siamo decisamente ricchi a paragone del passato, e questo benessere perversamente ci rende meno generosi verso i vecchi e ce ne allontana.
Oggi la vecchiaia è una ‘brutta’ condizione. 
Oggi bisogna sembrare giovani e belli per mantenere lavoro successo e il rispetto altrui. 
Oggi consideriamo i vecchi come persone sgradevoli. Nessuno vuole badare ai propri vecchi. 
E nella stessa nazione, pochissimi sono disposti a badare ai vecchi altrui. Importiamo le badanti, persone di altra lingua cultura e religione per badare ai vecchi. 
 
Oggi disprezziamo i nostri vecchi, e vogliamo dimenticarli. 
La famiglia di oggi - figli fratelli nipoti- non assume automaticamente la responsabilità di pensare al benessere dei parenti anziani, spesso con la loro approvazione: ciascuno tiene alla propria indipendenza. 
E’ urgente concordare le priorità essenziali, che sono, do di nuovo la parola al cardinale Martini:
 
La CURA
Chiunque ha il diritto di essere curato. 
La società non deve tollerare la noncuranza degli anziani: proprio perché, e nonostante, siano anziani, debbono essere assistiti e curati, soprattutto quando non autosufficienti. E chiunque ha il diritto di esigere che il suo punto di vista e le sue aspirazioni vengano presi in conto nel prendere decisioni che hanno effetto sulla propria vita. 
Le priorità essenziali sono:
- la cura e l'assistenza specifica e specialistica, sempre, nei presidi ospedalieri e non, per l'anziano;
- l'assistenza domiciliare integrata, davvero espressione di una comunità che si prende cura. È urgente promuovere tutte quelle azioni che propizino lo strutturarsi e l'articolarsi di nuove forme di "Community care";
- l'ospedalizzazione a domicilio.
- l'accoglienza familiare, contro ogni forma di Istituzionalizzazione selvaggia, soprattutto dell'anziano solo: con tutte le espressioni anche differenziate di accoglienza che la genialità e l'inventiva della solidarietà sapranno delineare e storicamente declinare nel quotidiano.
 
È necessario che ci siano accoglienza e traduzione operativa adeguate nei diversi piani regionali, e nell'integrazione socio-sanitaria.
 
Un progetto culturale, strutturale e funzionale deve essere creato per restituire valore al "tempo della vecchiaia", che faccia sentire, accogliere e riconoscere ogni tempo del vivere come un tempo propizio, buono e promettente, per tutti.