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Gabriel

Metropolita ortodosso, Chiesa di Grecia
 biografia

 Prima di tutto desidero esprimere i miei più sentiti ringraziamenti agli organizzatori di questo prezioso incontro, in particolare alla Comunità di Sant'Egidio, per il gentile invito e per il privilegio di parlare a questa illustre platea sul tema della globalizzazione.

 
Colgo anche l'occasione propizia per trasmettere a tutti voi gli auguri e le benedizioni di Sua Beatitudine, Hieronymos II, Arcivescovo di Atene e del Venerabile Sinodo della Chiesa di Grecia.
La globalizzazione è uno dei temi più discussi nella politica globale di oggi. È diventato il termine più comune senza una definizione accademica precisa e universalmente accettata. Ci sono opinioni molto diverse sulla sua interpretazione. Il fenomeno stesso è multidimensionale e dai molteplici aspetti, da qui la molteplicità delle definizioni, delle interpretazioni e degli approcci.
Il concetto di globalizzazione è diventato lo strumento più popolare della scienza moderna per la comprensione e l'analisi dei vari processi sociali. In sociologia, il termine si riferisce ad una vasta gamma di fenomeni e tendenze quali: lo sviluppo di ideologie globali; la genesi e l'evoluzione di un nuovo ordine mondiale; la nascita e lo sviluppo di organizzazioni internazionali, ONG e società transnazionali; l'indebolimento della sovranità degli Stati nazionali; la crescita sostanziale del commercio internazionale, delle comunicazioni e dei trasporti.  
Alcune delle principali conseguenze della globalizzazione sono la ridistribuzione internazionale del lavoro, il crescente movimento internazionale di capitali, risorse materiali e umane, la standardizzazione del diritto e dei processi economici e tecnologici, così come la mescolanza di popoli, culture e religioni di diverse regioni e paesi. Si tratta di un processo oggettivo e di carattere sistematico, poiché riguarda tutti gli aspetti della società.
 
Da un punto di vista sia teorico che empirico, i ricercatori e gli analisti della globalizzazione possono essere ampiamente considerati come appartenenti a tre distinti gruppi principali: 
I cosiddetti "agnostici" che vedono il fenomeno della globalizzazione non come qualcosa di completamente nuovo, seppure l'aumento dell'internazionalizzazione economica e commerciale sia già stato osservato empiricamente prima della prima guerra mondiale..
 
Gli "entusiasti" della globalizzazione o i "super-globalizzatori  che sottolineano il massiccio cambiamento dell'economia globale e il trionfo dei mercati finanziari a scapito della sovranità degli Stati nazionali e dell'autarchia delle economie nazionali.
Dall’altra parte, i "critici" o gli "scettici" della globalizzazione che tendono a criticare i vari passaggi della crescente globalizzazione economica, ritenendo in generale che le conseguenze siano maligne per la popolazione nazionale, la sovranità statale, o anche per le identità e tradizioni religiose e nazionali dei popoli. 
Globalizzazione e migrazione dei popoli
Infatti, una delle principali conseguenze della globalizzazione è la crescente migrazione di popoli, soprattutto dall'Asia e dall'Africa, in particolar modo verso gli Stati europei più ricchi. Sebbene la migrazione sia sempre stata una caratteristica intrinseca della storia umana, la globalizzazione e i relativi sviluppi in termini di mobilità e di comunicazione sembrano aver ulteriormente facilitato lo sviluppo di questo fenomeno. Naturalmente anche aspetti   economici e di altro tipo, sia qui che nei paesi di origine dei migranti, hanno giocato un ruolo cruciale nel processo complessivo, mentre una diminuzione dei pregiudizi di qualsiasi tipo hanno reso l'accettazione dei migranti molto più facile per le popolazioni di accoglienza.
 
 
Negli ultimi anni, a causa dell'attuale conflitto civile in Siria e del caos  che regna in Afghanistan, Iraq e in altre parti dell'Asia e dell'Africa, milioni di migranti sono arrivati in Europa. Molti di questi migranti hanno seguito il cosiddetto corridoio del Mediterraneo orientale e dei Balcani, soprattutto attraverso la Grecia. La Chiesa ortodossa di Grecia, attraverso le sue diocesi, parrocchie e varie organizzazioni caritative e soprattutto attraverso l'organizzazione caritativa "Apostoli"; è stata molto impegnata nell'aiutare tutte quelle persone che sono giunte in Grecia, prevalentemente attraverso le coste asiatiche della Turchia, e si sono dirette verso  le vicine isole greche del Mar Egeo
L'Arcivescovo e il Sinodo hanno più volte invitato ed esortato il popolo greco a dimostrare comprensione, solidarietà e amore verso tutti coloro che arrivavano nella nostra terra, indipendentemente dalla loro origine etnica e religiosa, malgrado le dure condizioni economiche che ancora prevalgono in Grecia. Ricordo qui l'incontro benedetto di tre leader religiosi, il Papa di Roma Francesco, il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo e il Primate della Chiesa di Grecia Hieronymos sull'isola greca di Lesbo, che nel 2015 e nel 2016 era diventato il principale punto di ingresso per migliaia di rifugiati e migranti provenienti dalla Siria, dall'Afghanistan e da altre parti del mondo.
Tuttavia, le possibilità della Grecia sono effettivamente molto, molto limitate a causa della crisi finanziaria e sociale in corso, dei programmi di risanamento economico e delle conseguenze delle politiche economiche che devono rimanere in vigore per anni. E' quindi indispensabile che l'Unione europea e i nostri partner europei si assumano la loro parte di responsabilità, mentre devono essere prese in considerazione e ricercate con urgenza e sistematicamente altre soluzioni al grave problema dell'immigrazione.
Sebbene i flussi dei rifugiati e dei migranti siano stati limitati grazie all'accordo UE-Turchia del marzo 2016, negli ultimi tempi stiamo di nuovo assistendo ad un loro significativo aumento. È estremamente sconcertante osservare come le persone continuino ad essere vittime delle convenienze politiche di Stati e di leader e vengano "usate" come strumenti di ricatto per interessi politici, economici o geo-strategici.  
Inoltre, tutti dovrebbero tenere presente che l'Europa non può risolvere il problema globale della povertà, della disuguaglianza o della mancanza di democrazia e libertà, e che tutti gli attori (regionali e locali, leader politici, intellettuali, organizzazioni, ecc. di ogni parte del mondo)  dovrebbero assumersi le proprie responsabilità sia a livello locale che internazionale.
 
Il ruolo delle Religioni 
L'atteggiamento dominante in molte chiese e religioni sembra ritenere che la globalizzazione sia innanzitutto una minaccia all'identità nazionale e religiosa di un determinato popolo. I leader religiosi e i teologi tendono a sottolineare ed a enfatizzare la "fine" delle particolarità nazionali o religiose, l'emergere di forme di sincretismo religioso, o anche nuove forme di colonialismo economico e/o culturale.  Inoltre, la globalizzazione sembra aumentare le disuguaglianze economiche, ma è anche legata al degrado dell'ambiente e all'attuale crisi ecologica.
Da qui l'atteggiamento critico di molti intellettuali, movimenti o leader religiosi, che chiedono una "globalizzazione con responsabilità sociale" o una "globalizzazione nel rispetto delle identità religiose e culturali", ecc.    
In questo senso il ruolo della religione torna ad essere cruciale non solo in termini di identità, ma anche in termini di reciproca convivenza:
Dal punto di vista teorico, le religioni devono sottolineare i valori del rispetto, dell'amore, della solidarietà, della collaborazione interreligiosa in reciproca onestà, senza doppiezza, secondi fini e alcun tipo di pregiudizio. 
Da un punto di vista pratico le religioni sono invitate a dimostrare la qualità della fede che professano con atti di amore e di rispetto. La fede senza atti d'amore o con atti malvagi non può essere considerata una vera fede. Questa regola si applica a tutte le religioni e tutte le religioni sono giudicate anche sulla base degli atti - buoni o cattivi - commessi dai loro seguaci e non dalle semplici dichiarazioni dei loro capi religiosi. 
Nell'Europa attuale e nel mondo intero, le religioni sono invitate a promuovere il meglio dei loro valori e a suscitare nei loro popoli il rispetto verso l'altro, sottolineando allo stesso tempo i valori umanistici comuni e le tradizioni che tutti hanno in comune, al fine di evitare fondamentalismi di qualsiasi natura. 
Noi, in quanto cristiani ortodossi, siamo particolarmente preoccupati per il destino dei cristiani locali e di tutte le piccole e vulnerabili comunità etnico-religiose del Vicino Oriente e di tutto il mondo. Siamo convinti che tutte le comunità siano parte integrante dello scenario locale da secoli, o addirittura da millenni, ed arricchiscano in modo irripetibile la regione in cui vivono attraverso il loro contributo religioso, culturale, sociale ed economico
Globalizzazione e ruolo dell’Ortodossia. 
La globalizzazione non deve essere avvertita con rifiuto e paura costante . Dopo tutto, è una realtà consolidata che difficilmente possiamo evitare o negare. Naturalmente non dobbiamo trascurare o sottovalutare gli aspetti negativi del fenomeno nel suo complesso, e in questo senso dovremmo lavorare attivamente per guarire o attenuare tutte le conseguenze negative.
Storicamente, il cristianesimo è nato e si è sviluppato nell' '"ambiente ellenistico globalizzato" dell'Impero Romano del primo secolo. Oggi, la globalizzazione - specialmente attraverso la comunicazione e i mezzi di trasporto - ha portato il messaggio cristiano ed ogni messaggio religioso in ogni angolo del globo.
Pertanto è quindi assolutamente indispensabile  che  tutte le parti coinvolte promuovano un  dialogo costruttivo tra le chiese e le religioni. A questo proposito vorrei sottolineare l'importante contributo del venerabile Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, che - come Primo tra tutte le Chiese ortodosse locali - coordina il dialogo inter-cristiano e interreligioso della Chiesa ortodossa con le altre chiese cristiane e le altre religioni, come l'islam o l'ebraismo. Vorrei anche elogiare positivamente il contributo della Chiesa di Grecia, attraverso la sua Commissione sinodale delle relazioni inter-ortodosse e inter-cristiane, e sottolineare che la Chiesa di Grecia è impegnata nel dialogo per creare le condizioni per un mondo migliore.
La Chiesa ortodossa è invitata a sviluppare le proprie buone iniziative di fronte alle sfide - buone, meno buone, o addirittura cattive - costituite  dalla globalizzazione,  per il nostro popolo ortodosso. L'Ortodossia e la Chiesa potrebbero essere un vero rifugio spirituale e una fonte di identificazione e solidarietà contro le sfide e le incertezze di una globalizzazione aggressiva che riduce, o addirittura distrugge, le particolarità locali. 
Per il mondo esterno, noi ortodossi, attingendo ai precetti della nostra fede, e nella piena fiducia nella rivelazione di Dio in Gesù Cristo, abbiamo l'opportunità unica di esprimere dinamicamente il nostro prezioso patrimonio spirituale e teologico, di farlo conoscere in tutto il  mondo e di lavorare come un onesto attore di reciproca comprensione, rispetto, amicizia e cooperazione, chiedendo giustizia sociale ed economica, rispetto dei diritti umani, democrazia e il diritto  di tutti i popoli a vivere in pace, prosperità e progresso, in riconciliazione con Dio e tra di loro.
Conclusione
Certo, la globalizzazione pone nuove sfide, ma crea anche nuovi termini, concetti e persino relazioni, nonché nuove opportunità di solidarietà, cooperazione ed azione comune per il bene dell'umanità. Senza trascurare o sottovalutare gli aspetti negativi, penso che dovremmo concentrare la nostra attenzione sugli aspetti positivi della globalizzazione. Siamo tutti invitati a promuovere i valori del rispetto reciproco e dell'accoglienza senza pregiudizi, dell'uguaglianza, della giustizia sociale ed economica e della protezione dell'ambiente, della nostra casa comune e del dono di Dio a ciascuno di noi. Le religioni possono svolgere un ruolo centrale in questo senso, specialmente ai nostri giorni, quando le ideologie sembrano perdere terreno e influenza e quando molti popoli - nonostante le apparenze - sono o possono essere alla ricerca di ispirazione e di rinnovamento. In questo "villaggio globale" dobbiamo assumere questo ruolo centrale e positivo per noi stessi, per i nostri rispettivi patrimoni religiosi e per le generazioni future.