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Sudheendra Kulkarni

Indù, Fondatore del "Forum for a New South Asia”, India
 biografia

 Ogni anno, quando la comunità di sant’Egidio ci riunisce per questi convegni in una città europea, sceglie un tema vasto per il suo incontro: quest’anno, a Madrid, è “pace senza frontiere”. L’anno scorso, a Bologna, era “ponti di pace”. Un anno prima, a Münster e Osnabrück in Germania era “strade di pace”.

 
Cambiano le parole, ma l’idea di fondo, lo scopo e il tema sono gli stessi. Nessuno può accusare gli organizzatori di essere ripetitivi. 
 
Piuttosto, si potrebbe dire che la Comunità di Sant’Egidio è tenace.
 
Si concentra così risolutamente e implacabilmente sul tema centrale, sulla sua ragion d’essere, che non si stanca, né si tira indietro. Quell’idea centrale, quel mandato che si è auto-assegnata, è la pace e la fraternità su tutto il nostro bel pianeta.
 
Ovviamente, la nostra idea, i nostri ideali non diventano realtà secondo i nostri piani o desideri. La storia umana ha le sue dinamiche di cambiamento. Eppure questo non rende i nostri sforzi vani come furono quelli di Sisifo, l’obiettivo senza speranza e senza senso dell’assurdo eroe descritto da Albert Camus nel suo libro “il mito di Sisifo”.
 
La missione dei costruttori di pace è legata al portar frutto, se la nostra intenzione è pura, se i nostri sforzi non sono deboli e inconsistenti, se la nostra risolutezza non si allenta e non perdiamo speranza.
 
E’ un dato di fatto che la storia dimostra ampiamente il successo degli sforzi dei costruttori di pace delle generazioni precedenti.
 
Per esempio, il livello considerevole di pace, progresso e cooperazione internazionale cui abbiamo assistito negli scorsi 75 anni dopo la 2^ guerra mondiale non è stato raggiunto per caso. E’ stato il risultato di enormi battaglie e campagne eroiche di innumerevoli organizzazioni e individui pacifiste nel mondo, soprattutto in Europa. 
 
Se guardiamo alla storia con il telescopio, la razza umana ha fatto tanta strada da quando i nostri antenati erano cacciatori e raccoglitori. La storia umana non è una storia di stagnazione, tanto meno di regressione.
 
La storia umana è una storia di progressione, nella cultura, nell’arte, nel benessere materiale, nella scienza e tecnologia, in altre esplorazioni dell’intelletto, nella filosofia e nella spiritualità.
 
Perciò non diventiamo cinici! Non perdiamo la speranza e non allentiamo i nostri sforzi per creare un mondo senza pace e senza violenza.
 
Amici,
è con questa premessa che affronto il tema di questo convegno “pace senza frontiere” e il tema di questa tavola rotonda “fraternità umana”.
 
Prima di tutto dobbiamo riaffermare alcuni principi. La pace non è una destinazione, è il viaggio stesso. Inoltre, la pace è indivisibile, non solo temporalmente ma la pace è indivisibile anche spazialmente.
 
Non possiamo credere o far finta che possa esserci la pace in alcune parti del mondo, quando altre parti vivono un conflitto violento.
 
L’umanità è un singolo corpo, è un corpo vivente integrale, una famiglia umana globale indivisibile. Quindi, alcune parti del corpo non possono godersi la loro tranquillità e felicità assoluta quando altre sono nel dolore.
 
Questo è il significato di “pace senza frontiere”: qui la parola chiave è frontiere. Abbiamo permesso che il nazionalismo, il colore, la classe, la casta, la lingua, la razza, persino la religione diventassero frontiere che dividono la famiglia umana.
 
Il nostro mondo deve imparare a convertire le frontiere e le barriere che dividono l’umanità in ponti che ne collegano le diverse identità.
 
Le identità non possono essere rimosse, sono la firma della diversità che è intrinseca al progetto e all’architettura dell’umanità.
 
Ma perché le identità dovrebbero diventare avversarie e non amiche che si invitano a scoprire e condividere l’una i doni dell’altra?
 
La storia ci ricorda che la pace arriva quando le comunità scoprono l’unità ancor più fondamentale della famiglia umana che trascende e collega tutte le sue diversità.
 
Ciò mi conduce al tema di questa tavola rotonda: fraternità umana.
 
La parola fraternità ha diversi significati: società, comunità, fratellanza, gruppo…eccetera.
 
Ma in ognuno dei suoi significati, la fraternità contiene un legame di unità; ancor di più, unità con uno scopo. Lo scopo della fraternità è non lasciar spazio al conflitto, e di creare più spazio per la pace, la comprensione reciproca e l’armonia.
 
La fraternità umana rigetta la nozione di “noi contro gli altri”; piuttosto, riafferma la virtù di “noi E gli altri”, così che le diverse identità siano armonizzate. La storia ci insegna che la mentalità del “noi contro gli altri” può portare solo al pregiudizio, alla frizione, al conflitto, alla violenza e alla distruzione; laddove invece la mentalità del “noi e gli altri” riduce inevitabilmente le differenze, producendo pertanto cooperazione, pace, progresso, prosperità e felicità per tutti.
 
Ramana Maharshi (1879-1950), Uno dei più grandi santi indiani dell’era moderna, ha portato avanti questa lezione in maniera convincente nel suo paese. Una volta gli fu chiesto: “Come dovremmo trattare gli altri?” Ramana Maharsi rispose: “non ci sono altri”.
 
Amici,
quali sono le strade concrete con cui possiamo rafforzare i legami della fraternità umana nel tempo in cui viviamo?
 
La risposta a questa domanda ci chiede di capire quali siano le forze che promuovono la fraternità umana e quelle che le si oppongono con determinazione.
 
Due processi contrari e conflittuali sono all’opera nel 21° secolo.
 
Da un lato, le tecnologie digitali hanno unito il mondo in un villaggio globale, più interconnesso ed interdipendente che mai nella storia umana.
 
Popoli di diversi paesi, continenti, culture e comunità basate sulla religione la razza, l’etnicità e la lingua interagiscono tra loro come non è mai successo prima nella storia umana.
 
Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, milioni di persone in tutti gli angoli del globo conversano e comunicano tra loro. La mobilità umana è diventata planetaria.
 
Questa connettività fisica e digitale, che chiamiamo globalizzazione, è una fase completamente nuova e incoraggiante nell’evoluzione della specie umana. 
 
Dovremmo rafforzare ulteriormente questo fenomeno della globalizzazione per rafforzare la fraternità umana. 
 
D’altro canto, in opposizione a questo fenomeno di unità e fraternità, ci sono interpretazioni e visioni identitarie false e divisive che, in casi estremi, considerano gli “altri” come “nemici”.
 
Queste interpretazioni errate dell’identità si aggrappano ossessivamente al mito secondo cui gli interessi ed il benessere degli indiviui non puà essere assicurato attraverso la cooperazione con gli “altri”.
 
Tratterò di due interpretazioni divisive - una che riguarda il nazionalismo e gli Stati nazione, e l’altra che riguarda la religione.
 
Nei secoli recenti, niente è stato più fonte di tensione, conflitto e guerre della nozione sbagliata di nazionalismo.
 
Affermazioni sbagliate di nazionalismo in effetti si sono dimostrate più pericolose delle nozioni sbagliate sulla religione.
 
La sovranità nazionale esercitata dagli stati-nazione sta sfidando e minando la fraternità e solidarietà umana.
 
Adesso, ad esempio, vediamo il più sfrontato abuso della nozione di sovranità nazionale in Brasile, dove il governo al potere sostiene che il bisogno del Brasile di più terra per miniere e industrie prevale sul bisogno della comunità globale della foresta pluviale amazzonica.
 
Ma il Brasile non è affatto il solo colpevole quando giunge a mettere a rischio la sopravvivenza dell’umanità con false ed egocentriche pretese di sovranità nazionale.
 
Che cosa dire di tutte quelle nazioni, inclusa l’India, il mio Paese, che si sono armate con armi nucleari e sistemi missilistici?
 
Queste nazioni sostengono di avere un diritto sovrano di costruire queste armi per la sicurezza nazionale, anche se queste armi di distruzione di massa minacciano direttamente la sicurezza di tutte le altre nazioni, e direi la sopravvivenza dell’intera razza umana?
 
Pertanto, tutti coloro che abbracciano l’ideale della pace senza frontiere devono rafforzare la loro pretesa in un milione di modi per l’eliminazione completa, irreversibile e universale di tutte le armi nucleari e delle altre armi di distruzione di massa.
 
Inoltre, nell’era della globalizzazione, è diventato assolutamente necessario pretendere che la sovranità nazionale sia limitata per il bene della fraternità umana, della sicurezza e dello sviluppo umano sostenibile.
 
Non limitiamo i diritti e la libertà degli individui per il bene più largo della comunità e della nazione?
 
Allo stesso modo, non potrebbe essere limitata la sovranità nazionale e resa subordinata al bene più largo della famiglia umana?
 
Perciò, le realtà e i bisogni del 21° secolo ci chiedono di reimmaginare il concetto di nazioni e di stati-nazione in modo tale che diventino reciprocamente complementari, cooperativi e rispettosi.
 
Nello specifico, dovremmo intensificare la campagna per rendere effettivi, giusti ed efficaci per tutti i principi e le istituzioni dell’autorità globale.
 
L’ONU deve essere rafforzata con riforme adeguate. Dovrebbe avere poteri tali che possa risolvere le dispute tra le nazioni.
 
 
 
Amici,
per quanto riguarda la religione, è davvero ironico che la religione sia diventata una forza antitetica alla fraternità umana. 
 
Il significato e il fine autentico della religione – in verità, di tutte le religioni del mondo – è di proclamare l’unità della famiglia umana con un unico creatore: Dio.
 
Le religioni differiscono l’una dall’altra soltanto nelle modalità di culto, di preghiera e delle altre manifestazioni esteriori.
 
Nella loro essenza, non sono altro che vari cammini convergenti che conducono allo stesso obiettivo.
 
E’ triste che quando le forme esteriori emarginano l’essenza, e quando identità minori eclissano la nostra identità comune di esseri umani, la religione diventi un agente di divisione e discordia.
 
Un pericolo maggiore per la fraternità umana sorge quando seguaci di una particolare religione pretendono che soltanto la loro religione sia vera e le altre false, o che la loro sia superiore e le altre inferiori.
 
Quando questa interpretazione sbagliata si diffonde diventano coercitivi, aggressivi e violenti.
 
Il pericolo per la pace diventa ancora maggiore quando la furia religiosa estremista alimenta il terrorismo, e persino lo giustifica in nome di Dio.
 
Pertanto, tutti noi che desideriamo rafforzare la fraternità umana dobbiamo raddoppiare gli sforzi per diffondere il significato ed il messaggio autentici di tutte le religioni attraverso il dialogo reciprocamente rispettoso tra le religioni, le culture e le nazioni e la cooperazione attiva.
 
 
 
Amici,
la nostra visone della fraternità umana è quella secondo cui ogni individuo e ogni comunità può vivere una vita di libertà, giustizia e dignità, senza paura, insicurezza o deprivazione; aiutando ma senza mai far del male all’altro; orgogliosi della propria identità ma sempre rispettosi delle altre nella famiglia umana globale.
 
Permettetemi di concludere le mie osservazioni recitando una breve preghiera, che articola nel modo migliore questa visione di fraternità umana.
 
E’ in realtà una poesia di Rabindranath Tagore, il poeta nazionale indiano, il primo asiatico a vincere il premio Nobel per la letteratura.
 
Si intitola: dove la mente non conosce paura
Dove la mente non conosce paura e la testa si tiene alta,
dove il sapere è libero,
dove il mondo non è frazionato dalle anguste pareti domestiche,
dove le parole sgorgano dalle profondo della verità,
dove lo sforzo instancabile tende le braccia verso la perfezione,
dove il limpido ruscello della ragione non ha deviato nel monotono deserto sabbioso delle morte abitudini,
dove la mente è da Te indotta verso pensiero ed azioni sempre più vasti:
sotto questo cielo di libertà, Padre mio, fà che il mio MONDO si desti.

Grazie.