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"Avvicinati da Dio, invitati a vivere e promuovere la cultura dell'incontro che è cultura di pace e servizio alla fraternità". L'omelia del card. Osoro Sierra #Pazsinfronteras
15 Settembre 2019 - MADRID, SPAGNA
#peaceispossible#pazsinfronteras#madrid2019Madrid, 15 settembre 2019
Card. Carlos OSORO SIERRA
Cardinale, Arcivescovo di Madrid
Cari fratelli Cardinali, Arcivescovi e Vescovi,
Cari fratelli sacerdoti e diaconi,
Presidente e membri della Comunità di Sant’Egidio,
Cari fratelli e sorelle,
Riuniti in questa domenica in cui iniziamo questo incontro “Madrid, Pace senza Frontiere”, ricevete l’accoglienza della Madre Chiesa in questa Celebrazione Eucaristica in cui la compassione e la misericordia di Dio hanno una presenza e una manifestazione chiara. Solo il Signore crea in noi un cuore puro e ci rinnova nel cuore e dal cuore, incoraggiandoci con il suo Spirito e aprendo le nostre labbra affinché dal profondo della nostra esistenza possiamo parlare del Dio della pace e lodarlo per sempre.
Cari fratelli, la Parola di Dio che abbiamo proclamato ci mostra tre realtà della nostra esistenza: Avvicinati, Invasi, Scelti. 1) Avvicinati a Lui e contagiati dalla Sua misericordia e compassione; 2) Invasi dalla Sua grazia, con il regalo della fede e dell’amore; 3) Scelti e invitati a regalare la Sua misericordia e il Suo amore.
Il nostro incontro oggi ha un significato particolare: ci siamo riuniti qui a Madrid, persone giunte da diverse parti del mondo; abbiamo un compito, la pace, cioè mettere in collegamento le nostre vite e i nostri sforzi per costruire la cultura dell’incontro, svolgendo tale opera con un realismo incarnato, non sganciati dalla memoria ma senza cercare in essa un rifugio culturale, vivendo a partire da un universalismo inclusivo attraverso il rispetto delle differenze, nell’esercizio del dialogo, aprendo sempre spazi di incontro e di apertura all’esperienza religiosa che si realizza attraverso un impegno personale e sociale. Grazie Signore per questi giorni che iniziamo di incontro, di riflessione e impegno.
A partire dalla Parola di Dio che abbiamo appena proclamato, mi permetto di mostrarvi la sua luce con tre parole che riassumono ciò che il Signore oggi vuole dirci:
1. Avvicinatevi, avvicinatevi a Lui e fatevi contagiare dalla Sua misericordia e compassione (Es. 32,7-11. 13-14): Il Signore dice a tutti gli uomini ciò che disse a Mosè: “Va', scendi, perché il tuo popolo si è pervertito…Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: "Ecco il tuo Dio”. Fratelli, dinanzi alla cultura della frammentazione o della non integrazione, ci viene chiesto in questo momento storico di non favorire mai coloro che approfittano del risentimento e dell’oblio delle nostre origini, indebolendo i legami. Il popolo di Israele quando dimenticò Dio si costruì idoli che dividevano gli uomini, si dimenticò di Colui che lo aveva creato e liberato dalla schiavitù. E fu Mosè che intercesse per il suo popolo davanti a Dio. Assunse l’impegno di parlare a Dio affinché la Sua misericordia giungesse su di loro. Oggi il Signore ci sta invitando a lavorare con il realismo dell’incarnazione per creare più canali di incontro tra gli uomini, più relazioni tra tutti i credenti, poiché Dio è sempre un Dio di pace e non di guerra. Ci invita a ricordarci di essere fedeli alle nostre origini, è stato il Signore che ci ha liberato dalla schiavitù e ha promesso di moltiplicarci.
D’altra parte, desidera che non ci scolleghiamo dalla memoria, “Ricordati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: "Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra…la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre”. La memoria ha un potere unitivo e inclusivo, la memoria rappresenta il nucleo vitale di un popolo, ritrovare i principi e riscoprire la missione. E oggi il Signore si avvicina a noi affinché ci rendiamo conto di chi siamo, poiché dobbiamo trovare il modo di capire l’essere umano nella sua origine, siamo stati creati a immagine di Dio, dunque creati per l’incontro e non per la divisione. Non siamo divisi in noi stessi, viviamo la chiamata che tutti abbiamo alla trascendenza! Dobbiamo renderci conto che non sono le mode, nè i sentimenti del momento, né le opinioni piene di sufficienza che in fondo nascondono uno smarrimento, quelle che ci aiutano nell’incontro, poiché chi ci aiuta nell’incontro è Colui che è stato dal principio con gli uomini, Colui che ci ha creati a Sua immagine, per vivere uniti, cercando sempre la pace e facendo del nostro mondo una famiglia. Per questo, avviciniamoci a Lui e lasciamoci contagiare dalla Sua misericordia e compassione. Questo contagio ci renderà persone dell’incontro.
2. Invasi. Invasi dalla Sua grazia con il regalo della fede e dell’amore (Tim 1, 12-17): bisogna entrare nella cultura della globalizzazione a partire dall’orizzonte dell’universalità, ci integriamo tutti in armonia in qualcosa che ci trascende, senza rinunciare a noi. E ciò non si può fare attraverso il consenso ma con il dialogo che è la via di comunicazione più umana. Abbiamo urgenza di instaurare spazi di dialogo che distruggano i pregiudizi e costruiscano sempre in funzione della ricerca di ciò che è comune, della condivisione, cercando sempre un lavoro comune e un progetto condiviso. Come lo ha detto bene l’Apostolo Paolo nel dialogo con Timoteo! Quale apertura comunica San Paolo dopo aver vissuto l’incontro con Gesù Cristo!
La confessione paolina dell’opera che Gesù Cristo realizzò in lui, fidandosi della sua persona e affidandogli il ministero, ha una forza straordinaria anche per noi. Il Signore si è fidato e ha avuto compassione, effonde la Sua grazia sulle nostre vite, dandoci la fede e il suo amore. E ce l’ha data affinché con la nostra vita mostriamo questa profusione di amore a tutti coloro che incontriamo nel cammino. Facciamo ponti per comunicarlo, costruiamo sentieri dove tutti possano passare. Sì, ci ha dato la fede e l’amore che ci regalano una visione assolutamente nuova dell’uomo e di tutto ciò che esiste, dove nessuno è di troppo e tutti hanno un posto, dove nessuno dà fastidio ma tutti siamo necessari. La presenza di Dio nella nostra vita, ciò che c’è di religioso nella nostra esistenza, è una forza creativa all’interno della vita dell’umanità, della sua storia, che rende dinamica ogni esistenza quando ci apriamo a questa esperienza, alla bellezza, alla bontà, al bene, all’incontro. Ci fa scoprire ciò che San Paolo ha vissuto quando ci dice: “Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io”. Manteniamo vive le orme di Gesù per effondere e comunicare la grazia. Entriamo e manteniamo questa corrente di grazia nel mondo, essendo uomini e donne di fede e comunicatori dell’amore stesso di Dio.
3. Scelti e invitati. Scelti e invitati a regalare la sua misericordia e il suo amore: Noi siamo la Chiesa che, intessuta dalla carità dello Spirito Santo, incontra il Signore e tutti gli uomini, sappiamo di essere stati scelti e invitati a proporre e regalare a tutti gli uomini la misericordia e l’amore di Dio. Tre parabole rivelano il volto che si manifesta in Gesù Cristo e che il Signore vuole e desidera che si manifesti attraverso di noi, a cui ha dato la Sua vita.
Nella parabola della pecora smarrita, colpisce come il pastore lasci le 99 per andare dietro a quella perduta. Esprime il valore dell’essere umano, ci mostra come tutti dobbiamo essere attenti alle situazioni dei nostri fratelli, gli uomini, in particolar modo laddove vi siano situazioni disumane in cui vivono. Che bellezza acquisisce la parabola quando scopriamo che, dal momento in cui si accorge che una pecora si è smarrita, questa assorbe ogni preoccupazione del pastore! E’ così nella nostra vita quando vediamo che gli uomini si perdono sulla strada della divisione, della rottura, dello scontro? Li andiamo a cercare? Il pastore quando la trova la prende sulle sue spalle. Che ritratto che Gesù fa di Dio! Dio è solo amore e la sua tenerezza si prende cura di noi, prende sulle sue spalle la nostra vita. Va in cerca “fino a quando la trova”, ovvero, la ricerca di Dio non ha limiti. Scelti e invitati a mostrare l’amore di Dio, che è quello che genera la pace. Ed esprime la gioia dell’incontro, chiedendo agli amici che si rallegrino con lui, perchè ha ritrovato la pecora smarrita.
La seconda parabola ci parla della moneta che una donna perde e che cerca in ogni luogo della casa, e quando la trova lo comunica a tutte le vicine. Ci mostra l’impegno nel cercare la moneta perduta e la gioia di ritrovarla. Gesù con questa parabola ci mostra un Dio che ama tutti, qualunque sia la loro condotta, ci cerca sempre, vuole incontrare tutti. Rende evidente l’amore incondizionato di Dio, che va al di là di tutto l’immaginabile: ci viene incontro, siamo preziosi, nessuno è mai perduto. Dio ci sta cercando e noi dobbiamo essere cercatori di tutti gli uomini per restituire loro la dignità.
Gesù rompe i nostri schemi, ci rivela la compassione di Dio per l’essere umano. E ci lancia a costruire il mondo donando misericordia e compassione.
La terza parabola è quella del Figliol prodigo o meglio quella del padre misericordioso, perchè qui l’importante è il padre. Riflette due situazioni esistenziali: il figlio minore che reclama la propria identità, “dammi la mia parte di eredità”, “restituiscimi ciò che è mio”, “voglio vivere per conto mio”, prescindendo da Dio; il figlio maggiore, che condividendo tutto con il padre, vivendo alla presenza di Dio, non è cosciente di ciò che possiede, e si infastidisce quando il padre organizza una festa per il ritorno del fratello. Sono due situazioni di rottura con l’essenza di colui che rende possibile costruire la cultura dell’incontro.
Il figlio minore in mezzo al mondo si rende conto che ha perso la sua identità e prende la decisione di tornare e recuperarla di nuovo. Fuggire da sé stessi e dagli altri è ciò che crea dispute, invidie, guerre, scontri. Nel ritorno sente l’accoglienza e la gioia di Dio, percepisce l’abbraccio e la gioia di recuperare la propria identità. È il modo di creare incontro e non distanze. Nel frattempo, il figlio maggiore, infastidito dall’accoglienza a suo fratello, deve ascoltare dal padre qualcosa di cui non si era mai reso conto nonostante avesse vissuto sempre accanto a lui: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato", cioè non ti sei reso conto della mia vicinanza e del mio amore e non lo sai comunicare, per questo ti infastidisce la presenza di tuo fratello. Vicinanza, libertà, identità, dono di sé, speranza, passione per gli altri è ciò che ci regala sempre Dio.
Fratelli, Gesù Cristo si fa presente nel Mistero dell’Eucarestia e il suo incontro con noi lo fa per spingerci a vivere avvicinati da Dio, invasi dalla Sua grazia, scelti e invitati a vivere e promuovere sempre la “cultura dell’incontro”, che è cultura di pace, di servizio alla fraternità. Questi giorni saranno per noi giorni di grazia, per convertirci in cercatori intrepidi del desiderio del Signore espresso dai pastori di Betlemme: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace agli uomini che Egli ama. Amen.