12 Settembre 2011 09:00 | Residenz, Herkulessaal
Monaco di Baviera 2011 - Contributo di Christophe de Margerie
Ringrazio la comunità di Sant’Egidio di rendermi partecipe nuovamente di questi incontri, e il cardinale Reinhard Marx di accoglierci in questa città di Monaco per questo incontro al servizio della pace. Ci stiamo interrogando sull’Europa e sulla sua missione per il mondo. La crisi che attraversiamo mette in piena luce l’importanza della dimensione economica per le nostre vite e per il futuro delle nostre società. L’Europa è, in maniera particolare, toccata da questa crisi che ne sottolinea il suo declino relativo e la fa dubitare di se stessa. Può ancora avvalersi di una missione di ordine economico? Io lo credo.
Come imprenditore vorrei portare un messaggio di speranza in questo periodo di depressione ricordando il ruolo di primo piano dell’Europa nel mondo.
Certamente le nostre imprese devono adattarsi alla dura realtà di competizione economica a livello mondiale ma, se esse lo vogliono, possono farlo in modo responsabile, attento ai bisogni dell’uomo e dell’ambiente.
1. PARTIRE DALL’OSSERVAZIONE CHE L’EUROPA OCCUPA UNA POSIZIONE FORTE A LIVELLO MONDIALE PUÒ SEMBRARE UNA PROVOCAZIONE NEL CONTESTO ATTUALE DI FRONTE AL DINAMISMO DELLE GRANDI POTENZE EMERGENTI .
Effettivamente il nostro continente è segnato da alti tassi di disoccupazione, una crescita lenta, gravi problemi finanziari e una prospettiva di declino demografico. Se è vero che il ruolo dell’Europa tende inevitabilmente a indietreggiare di fronte al più rapido sviluppo delle altre potenze, non dimentichiamo però quello che essa rappresenta oggi: la prima zona economica del pianeta che realizza ¼ del PIL e degli scambi mondiali, un potenziale scientifico e tecnologico considerevole, possiede 150 tra le 500 imprese di maggior successo mondiale, posizioni chiave in numerosi settori industriali e dei servizi e il possesso, con l’Euro, di una delle due più grandi riserve valutarie.
L’influenza economica dell’Europa va al di là dei suoi elementi quantitativi. Dopo la seconda guerra mondiale, in maniera diversa, i paesi europei hanno cercato di conciliare l'efficienza economica e la coesione sociale attraverso meccanismi di solidarietà protettivi e redistributivi; questi sistemi richiedono oggi delle riforme necessarie alla loro sopravvivenza ma restano alla base del patto sociale europeo e giocano un ruolo essenziale in tempi di crisi. L’Europa è in anticipo rispetto al resto del mondo in campo ambientale e climatico, dove essa vuole giocare un ruolo esemplare, e dove resta per ora piuttosto solitaria. L’Europa è anche il primo finanziatore di aiuto pubblico allo sviluppo. E gioca un ruolo prioritario nella riflessione sulla governance finanziaria mondiale.
2. L’EUROPA NON POTRÀ’ SFUGGIRE ALLA REALTÀ DELLA COMPETIZIONE ECONOMICA INTERNAZIONALE
Questa competizione è violenta, lo sappiamo. E si traduce in un trasferimento di attività e di ricchezza a un ritmo accelerato dalla globalizzazione degli scambi, dalla rapidità dello sviluppo tecnologico e dal ruolo della finanza. Per resistere, un’impresa esposta alla concorrenza internazionale non ha altra scelta che essere competitiva, questo significa puntare sull’innovazione, andare alla ricerca di nuovi mercati, controllare i costi e organizzare il processo produttivo a livello mondiale.
Se la globalizzazione è fonte di aggiustamenti dolorosi e d’ineguaglianze, essa è innanzitutto un formidabile strumento di creazione di ricchezza che ha favorito una crescita mondiale sostenuta. Grazie alla globalizzazione, centinaia di milioni di uomini e donne sono usciti dalla povertà nei paesi emergenti, dove si sta formando una vasta classe media. La richiesta di macchine esplode in Cina. Abbassando i costi di numerosi prodotti, la globalizzazione ha anche aumentato il potere d’acquisto dei consumatori occidentali. Siamo franchi. I fattori (driver) della crescita delle nostre economie di corto respiro sono nella domanda crescente che proviene dai paesi emergenti.
È pur vero che lo sviluppo degli scambi e la compenetrazione delle economie e dei sistemi finanziari si sono realizzate senza che siano state stabilite regole del gioco e discipline comuni. Le differenti norme ambientali e sociali, la mancanza di reciprocità nell’apertura dei mercati, le sovvenzioni pubbliche ad alcuni settori, le fluttuazioni dei tassi di cambio falsano la concorrenza ed hanno talvolta effettivi distruttivi.
Il protezionismo non è dunque la risposta a queste insufficienze e a queste distorsioni, come non lo è il livellamento verso il basso di tutte le norme.
C’è un immenso lavoro da fare sul piano internazionale per dare alla globalizzazione economica e finanziaria quello che oggi le manca e creare un vero “level playing field »
3. CREDO CHE L’ESEMPLARITA’ DELLE IMPRESE EUROPEE POSSA FAR PROGREDIRE LE NORME INTERNAZIONALI.
Per cercare di farvi condividere questa convinzione, prenderò l’esempio di TOTAL. Questa multinazionale è presente in 130 paesi con azionisti dalla più varia origine geografica, ma la nostra cultura è profondamente europea. A questo proposito abbiamo alcune forti convinzioni:
- il senso della nostra missione è quello di rispondere alla richiesta d’energia rinnovabile prchè si tratta di soddisfare un bisogno essenziale dell’uomo, indispensabile alla crescita delle nostre economie. Questo comporta un investimento a lungo termine con nuovi sviluppi sempre più complessi e richiede di partecipare agli sforzi di costruzione del futuro per mettere a punto nuove energie.
- Il rispetto dell’uomo, che si tratti dei nostri collaboratori, dei nostri clienti o delle comunità con le quali le nostre attività ci mettono in relazione. La nostra attività non ha realmente senso se non si mette al servizio dell’uomo, con un’attenzione alla promozione dei diritti umani, della salute, dell’educazione, e di una vita migliore. In fondo è per questo che le imprese creano ricchezza.
- L’esigenza etica, che significa agire con lealtà nelle relazioni d’affari e rifiutando ogni forma di corruzione.
- La salvaguardia dell’ambiente e del clima, una questione particolarmente importante per la nostra industria.
Nel testimoniare l’importanza che noi diamo a questi valori, credo che possiamo contribuire a migliorare le pratiche delle imprese con le quali siamo in rapporto e dei paesi nei quali lavoriamo.
Per concludere vorrei ribadire quanto abbiamo bisogno dell’Europa e di sempre più Europa in questo periodo difficile. Ne abbiamo bisogno all’interno dell’Unione, per preservarne la coesione e rafforzare la solidarietà tra i suoi membri. Ne abbiamo bisogno all’esterno, perché l’Europa è il continente più aperto al mondo, e la sua voce è indispensabile per introdurre più ordine e giustizia nelle relazioni economiche e finanziarie internazionali.