Share On

Isak Haleve

Chief Rabbi of Turkey
 biography

Cari amici,

Prima di tutto devo rendere grazie a Dio che mi ha dato l’opportunità di poter parlare nella patria dei miei nonni con la lingua dei sefarditi che abbiamo conservato fino ad oggi per più di cinque secoli come patrimonio di grande valore.

Confesso che nessun’altra cosa avrebbe potuto emozionarmi e entusiasmarmi tanto.

Tornando al nostro tema:
Sì, mille volte sì, assolutamente sì e non bisogna far altro che dire di sì.

Non solo che è possibile la coesistenza e la convivenza nel Mediterraneo, ma anche che è assolutamente necessaria e inevitabile. E’ un dovere e una missione che la storia di tutta l’umanità ci dà il compito e la responsabilità di portare a compimento e completare.

Non c’è dubbio che guardando alla storia del Mediterraneo non possiamo fare a meno di renderci conto che questa parte del mondo è come un museo di diverse etnie, moltitudini di razze, varie fedi, di molte nazioni, di una pluralità di stati, regimi, dirigenti, governanti, monarchi e per dirlo in sintesi di diversi interessi ed egoismi.

Tutto ciò fu un caso -senza motivo- o un pretesto -diremmo per essere più realisti- per guerre e massacri, disastri e rovine per migliaia di anni nella storia dell’umanità.

Ciò accadde nella storia e purtroppo continua ad accadere.

In questa opportunità in cui siamo qui e il nostro obbiettivo è pensare alla possibilità e alla probabilità della coesistenza e convivenza nel mediterraneo, dobbiamo affrontare il problema, con la buona speranza e il buon auspicio almeno di capovolgere il destino della storia.

D’altra parte ciò che ha potuto imparare l’umanità, come risultato e conseguenza di tutte queste diversità e pluralità che abbiamo qui summenzionato e che furono le cause o i pretesti di migliaia di disastri, è cercare e trovare i mezzi e i rimedi per vivere una coesistenza e convivenza, dando grande importanza, valore sincero e reciproco a tutte queste diversità e con la coscienza che tutto ciò è una ricchezza dell’umanità che dobbiamo conservare, salvaguardare e promuovere in tutti i modi.

Ovviamente con tutto ciò non intendo dire che gli Stati, i regimi e le nazioni che si affacciano sulle rive del Mediterraneo debbano rinunciare ai propri benefici o alle loro pretese nazionali, ma che devono praticare l’empatia e le ragioni di ciascuno con empatia, al fine di arrivare a un risultato o a una conseguenza pacifista che è a beneficio della regione, dell’umanità e del pianeta in cui stiamo vivendo.

Certo per questo abbiamo bisogno di educare le generazioni future, prima di tutto con un’educazione umanista e di buona volontà. Con un proposito di pace e amore verso tutte le creature, con una mentalità di amore di Dio. D’altra parte non si può negare che tutti siamo responsabili ed è nostro compito stabilire la convivenza pacifica in questa parte del mondo, curando la giustizia morale e materiale tra le persone, stimolando l’amicizia reciproca, mentre cerchiamo il modo di accrescere lo sviluppo complessivo della società e dell’umanità. La storia ci fa scoprire a volte alcune casualità inaspettate che provvisoriamente rallentano il progresso, ma lo sviluppo non si può fermare eternamente a condizione che non manchino la volontà e il desiderio comune.

Confesso che la situazione attuale del Mediterraneo, soprattutto di questo Mediterraneo in questi giorni, non ci sta aiutando a sperare e sognare il benessere tanto prezioso di questa parte del mondo, ma noi, i leader delle nostre comunità e collettività, dobbiamo mantenere il nostro coraggio, animando e incoraggiando i nostri correligionari per non lasciarli nell’abisso dell’indifferenza e della disperazione. 

È il tempo più adeguato per ravvivare la nostra fiducia e speranza con la buona notizia del profeta Isaia che ci dice: “Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà” (Is.11,6).

Non voglio dilungarmi per poter lasciare tempo ai miei amici che prenderanno la parola per illuminare il nostro cammino. 

Sperando e pregando che si realizzi la profezia del profeta Isaia: “L’Altissimo che crea la pace nell’alto dei cieli ristabilirà la pace tra noi con la sua pietà. Diciamo Amen”.

Ringrazio tutti voi per la pazienza nell’ascolto e per l’attenzione.