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Alphonse Krecoum

COMMUNITY OF SANT’EGIDIO, IVORY COAST
 biography
Fra i fenomeni che attraggono l’attenzione in questi ultimi anni ha uno spazio significativo il movimento migratorio che i media mettono bene in evidenza, come una realtà che ha il carattere dell’invasione di massa da parte delle popolazioni delle aree povere del mondo verso quelle più ricche, soprattutto l’Europa e l’America del nord.
Al di là delle passioni e degli argomenti di altro genere, che cos’è che spinge i giovani, specialmente africani, a fare la scommessa di lasciare la loro terra? Esistono motivi per i quali il rifiuto di abbandonare il Continente può essere giustificato?
 
1/ Le ragioni della partenza 
Sono diverse e numerose. In Africa viviamo delle crisi sociali (economiche, morali, militari, di fiducia). Dal punto di vista economico è innegabile che l’Africa ha il tasso di crescita più alto degli ultimi dieci anni. 
Tuttavia le ricadute dello sviluppo fanno fatica ad essere avvertite dalla popolazione. I giovani non hanno più fiducia nei loro responsabili politici. Esistono anche molte situazioni di conflitti dimenticati o latenti e una generale mancanza di prospettive. La gioventù soffre questa mancanza di avvenire. Ci sono troppi diplomati per troppo pochi posti di lavoro.  Sembra che niente cambi e che perduri il sistema per il quale alcuni monopolizzano e dispongono a loro piacimento delle ricchezze. 
 
-  Il mito dell’Occidente come terra del successo. Al di là delle immagini e delle situazioni penose (tratta dei migranti, ecc…) l’idea secondo la quale l’Occidente è una terra di opportunità e di successo continua a sedurre i giovani africani. Su questo gli africani che vivono in Occidente hanno una grande responsabilità. Incoraggiano, malgrado tutto, i loro familiari a raggiungerli. Es. : 1.000 euro per 10 giorni di vacanza, immagine di chi ha successo nella vita. La cifra dei trasferimenti economici è stimata circa 65 miliardi di Dollari USA contro i 29 miliardi di aiuto allo sviluppo del 2017.
 
-  Diseguglianza sociale (Giustizia, ripartizione delle ricchezze, frustrazione, diritto di famiglia). La quotidianità del giovane africano fa rima con frustrazione. Frustrazione di essere condannato a sopravvivere, frustrazione di vedere il lusso insolente nel quale vivono le élite politiche, frustrazione di non potersi curare, studiare, frustrazione di vedersi rubare persino i sogni. I paesi africani sono segnati da una situazione d’ingiustizia assai pronunciata. 
 
-  La corruzione e la cattiva gestione delle risorse. La corruzione endemica in molti Stati africani è – senza dubbio – uno dei fattori che accrescono il desiderio di partire. In un contesto nel quale la sete di successo provoca la vendita e l’acquisto di tutto, persino e soprattutto di ciò che sarebbe un diritto, sembra che non ci siano altre alternative che partire per fuggire la miseria e le frustrazioni. Anche la gente si è abituata al fenomeno ; compiere correttamente il proprio lavoro senza esigere delle mance è un caso raro. Si deve pagare anche per curarsi, per fare i documenti, si paga pure per farsi pagare lo stipendio, per avere un impiego, per un concorso, una borsa di studio, … D’altro canto le risorse sono talmente mal gestite che riescono a malapena a soddisfare i bisogni essenziali e legittimi delle popolazioni in generale e dei giovani in particolare (formazione, lavoro, sicurezza sociale, ...).
 
-  La violenza di Stato. Esiste un’atmosfera di violenza diffusa nelle nostre città africane (orde di bambini criminali che attaccano in pieno giorno a mano armata, chiamati persino con disprezzo « microbi »), il racket dei cosiddetti sindacati del settore dei trasporti che ricattano continuamente i trasportatori che sono intimiditi o addirittura uccisi se tentano di opporsi. A questa violenza si aggiunge in molti casi quella dello Stato stesso, fino a che arriva ad impedire la libertà di espressione. Il fenomeno delle interruzioni improvvise dei social network, utilizzato come strumento di imbavagliamento. E che dire delle guerre che gettano sulla strada dell’esilio intere popolazioni, abbandonate alla fame, alla sete e alle violenze. Non dimentichiamo le azioni dei gruppi terroristi che tutt’oggi infragiliscono la stabilità di intere regioni.
 
-  La ricerca del miglioramento della propria condizione. I giovani cercano semplicemente di migliorare la propria condizione cosa che on riescono a fare nel loro paese, e che i loro responsabili non riescono a garantire. Es. : lettera di Yaguine ed Fodé.  
 
-  La chiamata del mondo occidentale. I giovani partono anche perché è chiaro che il mondo occidentale ha bisogno di manodopera per i lavori che spesso i locali non vogliono fare. Lavoro stagionale nelle colture agricole, Assistenza alle persone, … 
 
-  La ristrettezza del mercato del lavoro e la precarietà. In Africa non c’è lavoro. Il 60% dei giovani fra 18 e 25 anni sono disoccupati. Partire diviene un investimento, una scommessa sul futuro. Quelli che partono non sono indigenti perché bisogna pagare migliaia di euro per affrontare il viaggio. Ci sono 32 milioni di giovani africani disoccupati (rapporto FIDES gennaio 2018). Si stima che ci sono da 10 a 12 milioni di candidati per 3 milioni di posti a disposizione (Rapporto BAD-ADB-BIRD-Interamerican Developpement Bank J.A Mai 2018). In Costa d’Avorio 1/3 dei lavoratori ha una qualifica superiore al lavoro che esercita ( fonte CREMIDE). 
 
-  Il deficit o l’inadeguatezza della formazione dei giovani, la debolezza dei sistemi educativi. Il sistema educativo è in crisi dagli anni Novanta. La formazione è inadeguata al mondo del lavoro, gli scioperi ricorrenti, la violenza nei contesti universitari e scolastici, la debolezza della formazione primaria degli allievi, il numero di studenti nelle classi (da 50 a 130), l’insufficienza degli investimenti, la debolezza dell’offerta formativa. In un contesto di globalizzazione che vuole che permanga la competitività, essi desiderano ricevere la migliore formazione (solo 6 università sono presenti nella lista di Shanghai, rapporto della Banca Mondiale, Africa’s pulse 2018)
 
-  L’inquadramento etnico-politico e etnocentrico. L’etnicismo e l’etnocentrismo si sono radicati nella vita degli africani, innestandosi nella politica e talvolta anche nella dimensione religiosa. Ciò provoca divisioni e esclusioni. L’etnia al potere ha dei diritti prioritari sugli altri. In questo contesto i giovani soffocano: essi vogliono più aria.
 
-  La globalizzazione e internet. L’arrivo della globalizzazione nel quotidiano dei giovani africani, ha reso loro accessibili, attraverso internet, una serie di comportamenti e di pratiche che li spingono a voler vivere all’occidentale. Tutti vogliono ottenere il benessere che questo procura.
 
-  I problemi climatici… Le catastrofi naturali, l’abbassamento dell’intensità delle piogge, i cambiamenti climatici sono anch’essi dei fattori che predispongono all’emigrazione. Ad esempio, l’insabbiamento del fiume Niger, la riduzione del lago Ciad, la siccità in Africa Australe, la riduzione delle rendite, con il rischio accresciuto di carestie, la mancanza di lavoro.
 
 2/ Perché restare?
Davanti a tutti questi fattori, si potrebbe dire che è legittimo per i giovani africani partire. Ci sono invece delle ragioni per restare in Africa?
 
-  Un continente da costruire, una popolazione giovane. L’Africa è una terra in cui molto, se non tutto, resta da fare. Essa ha bisogno dei suoi figli e delle sue figlie per costruirsi. La sua ricchezza è la sua popolazione che è tra le più giovani al mondo. Tra il 60 e il 64% della popolazione nell’Africa subsahariana ha meno di 20 anni.
-  Una terra in crescita economica. L’Africa presenta i tassi di crescita più elevati al mondo. La cooperazione sta prendendo nuovi orientamenti. Ci sono sempre più scambi tra gli Stati del continente (il Marocco è il primo investitore straniero in Costa d’Avorio), l’integrazione economica negli insiemi sotto regionali avanza a grandi passi, anche se ci sono dei punti da perfezionare (CEDEAO_UEMOA). Ci sono anche gli sforzi fatti per mettere in piedi grandi progetti strutturali (autostrade, interconnessione delle reti elettriche…) L’Africa si presenta come una terra di opportunità: con le sue riserve di materie prime strategiche, i suoi terreni agricoli, le sue risorse idriche, il suo potenziale turistico poco sfruttato, i suoi bisogni di infrastrutture di base (acqua, elettricità, casa, salute, trasporto, documenti di identità…). A questo bisogna aggiungere gli sforzi fatti (il miglioramento dell’accesso alla giustizia, la messa in pratica di organi di controllo della gestione, progetti di sicurezza sociale).
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-  Il boom informatico. Con lo sviluppo di internet, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione conoscono una crescita straordinaria, che facilita la vita e aiuta a rispondere a un certo numero di bisogni essenziali, soprattutto attraverso lo sviluppo di applicazioni per i telefoni mobili, ad esempio l’accesso all’infromazione, servizi finanziari (mobile money, crowdfunding)
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-  L’esistenza di modelli. Al di là di tutte le firme, ci sono dei modelli di successo alcuni imprenditori (Mo Ibrahim, Aliko Dangote…). A livello politico, alcuni Paesi rappresentano un modello democratico (Sénégal, Bénin, Ghana).
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-  La necessità di essere utili alla propria terra. A questo livello il mio intervento prenderà la forma di una testimonianza personale. Io sono membro della Comunità di Sant’Egidio dal 1996 e vorrei dire perché io non sono partito. Io ho capito, a contatto con i bambini poveri delle periferie, con i bambini di strada e anche con altri giovani, che c’era un bisogno di solidarietà che supera il culto del successo personale per divenire la ricerca del successo collettivo. Quando un bambino impara a leggere e scrivere, quando un altro sfugge ad un destino di violenza e di sfruttamento, quando si arriva a far cadere le barriere di diffidenza e di pregiudizio, quando si aiuta a scoprire che nessuno è così povero che non può aiutare qualcun’altro, allora si capisce che la vita va al di là del salvare se stessi. Io ho avuto la possibilità di andarmene via. Due dei miei fratelli sono in Canada e essi continuano a rilanciarmi la proposta di raggiungerli ma io ho deciso di restare per aiutare a modo mio il Continente a fare dei passi, forse piccoli, ma passi che promuovono la vita.
 
 
3/ Di cosa c’è bisogno 
-  Un migliore controllo sull’azione degli Stati
-  Un necesario cambiamento di mentalità
-  Investire nella gioventù
-  Stabilire delle vere priorità
-  Rinforzare la giustizia sociale
-  Adeguare la formazione ai bisogni reali della società
-  Aiutare lo stabilirsi di vere democrazie, con una reale separazione dei poteri.
E’ chiaro che molte ragioni spingono la gioventù africana a darsi da fare nella prospettiva della emigrazione. Tuttavia i mutamenti in corso, la coscienza di prendersi la responsabilità del futuro di questo continente e i modelli di solidarietà sono fattori sui quali si possono trovare motivi per restare.
Grazie