Famiglia e Religione sono temi affascinanti del nostro tempo. Queste due istituzioni sono messe profondamente in crisi. Né la famiglia né la religione vanno di moda nel nostro tempo, anche se il 76% dei tedeschi afferma che la famiglia è l’ambito più importante della vita. Questa percentuale è addirittura cresciuta negli ultimi cinque anni. Un vento gelido investe la famiglia e anche le religioni. Per il 25% dei tedeschi la religione è un aspetto importante della vita. In Italia questa percentuale cresce al 48%. Pochi ormai si uniscono col vincolo del matrimonio, ma l’85% dice di tenere molto alla fedeltà. Per il 96% una famiglia è una coppia sposata con bambini. Secondo un’indagine sui giovani, condotta dalla Shell, il 90% dei ragazzi ha risposto dicendo di avere un buon rapporto coi propri genitori. Quasi i due terzi dei giovani vivono ancora a casa. Questi giovani sono grati per il senso di sicurezza e di unione, che viene loro dato dalla famiglia.
Questi dati mostrano una contemporaneità di diversi atteggiamenti. Rimane la chiara tendenza verso lo scioglimento della famiglia tradizionale. Nella corrente mentalità dell’arbitrio è particolarmente difficile per le giovani coppie costruire una famiglia. Di fronte alla sfida di questi cambiamenti, noi vogliamo sostenere la famiglia. Questo comporta da un lato il compito pedagogico di sensibilizzare l’opinione pubblica e di mettere le coppie in condizione di vivere il matrimonio e la vita di famiglia in modo più consapevole e di costruirlo a partire da una sicurezza interiore. D’atro lato è anche il compito di esercitare un’influenza sulle strutture sociali, perché diano spazio e offrano protezione alle famiglie.
Le mie affermazioni si fondano sull’esperienza del movimento di Schoenstatt all’interno della Chiesa cattolica. Affronterò solo l’aspetto pedagogico dell’argomento. Nella cooperazione tra comunità cristiane e movimenti spirituali si è venuto formando negli ultimi 10 anni un senso di corresponsabilità per il futuro dell’Europa. Su questo cammino ci è stata donata una grande ricchezza, che è nostro compito di trasmettere alla società. Desidero ringraziare la Comunità di Sant’Egidio e Andrea Riccardi per l’amicizia di tutti questi anni e per l’invito a partecipare a questo incontro internazionale per la pace.
Famiglia e religione rappresentano una risposta al quesito su cosa significhi essere un uomo.
Cos’è l’uomo? A partire da quale momento un embrione diventa un uomo? Ci è concesso di accorciare la nostra sofferenza e di porre un termine alla nostra vita? Da dove ci viene la sicurezza con la quale parliamo dell’essenza della natura umana? Quale è il senso della vita umana?
Crediamo alle parole del primo libro di Mosè: “Dio creò l’uomo a sua immagine... uomo e donna li creò” (Gen. 1, 27). L’uomo è creato ad immagine di Dio. Questo è il fondamento della dignità umana. Noi Cristiani riconosciamo in Gesù il figlio di Dio che si è fatto uomo. La sua vita nella famiglia di Nazareth getta una luce tutta nuova sull’essere umano e sull’essere famiglia. Nel battesimo cristiano celebriamo il sì alla vita del Dio dell’amore. L’umanità è entrata in comunione profonda con il figlio di Dio. Questa dignità è intoccabile. Ogni uomo è insostituibile ed unico. L’uomo non è in balia degli uomini. I cattolici riconoscono nell’amore matrimoniale tra uomo e donna un segno, un sacramento dell’amore e della fedeltà di Dio agli uomini. La famiglia è lo spazio in cui sperimentiamo la presenza di Dio, in primo luogo per i genitori stessi, poi per il bambino fin dall’inizio della sua vita. La religione e la famiglia vivono in intima connessione.
Nel rapporto tra genitori e figli si realizza la trasmissione dei valori fondamentali il della vita. Questo influisce in maniera talmente profonda da strutturare anche il subconscio. Sappiamo che l’uomo viene generato come essere umano molto presto e che necessita per molti anni della cura dei genitori per poter sopravvivere. La cura, la protezione e la sicurezza che sperimenta in famiglia assicurano al bambino un posto nel mondo. Nei legami di affetto all’interno della famiglia possono generarsi i processi di maturazione verso l’indipendenza. Chi mette in forse questa base di sicurezza rappresentata dalla famiglia, mette in forse lo stesso essere umano. La religione fonda e rafforza questa convinzione. Senza l’ancoraggio con la religione deperisce l’umano, cessano la preoccupazione e il timore. Molto si sacrifica alla razionalità e all’economia. Gli uomini di religione hanno il più grande rispetto per la vita, per la natura e per la dignità dell’essere umano.
Dov’è che si trasmettono queste visioni e dov’è che vengono inserite nel dibattito? Rispetto alla famiglia, nel nostro movimento abbiamo fatto ottime esperienze di incontri di coppie unite da legami di amicizia per aiutarle nel costruire la loro amicizia. Offriamo anche un lungo processo di preparazione matrimoniale per le coppie. In questo modo si forma un senso di responsabilità più forte e si sviluppa una maggiore competenza per la formazione di una famiglia nel quadro del grande cambiamento che stiamo vivendo.
2. Famiglia e religione sono una risposta alla domanda su Dio
Dio esiste? Possiamo incontrarlo? Oggi, in un tempo di domande senza risposte e di crisi, dov’è Dio? I bambini pongono queste domande ai loro genitori. Sono domande esistenziali. Nel Salmo 63 è scritto: “O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia”. Questa nostalgia dell’uomo è l’origine della religione. A questa nostalgia ogni religione da la sua risposta. Migliaia di anni fa gli uomini già costruivano templi, perché gli dei potessero abitare in mezzo agli uomini. Dio è presente nelle Sacre Scritture. Nelle religioni Dio viene reso presente anche nella propria casa. Si venera Dio con riti e liturgie, sia nei templi che nelle famiglie. Il Sacro è inavvicinabile e lontano, ma allo stesso tempo molto vicino.
Il rapporto con Dio e la sua venerazione vengono espresse con segni e simboli, sacrifici e rendimenti di grazie, con pellegrinaggi e con la preghiera personale.
La famiglia è il primo luogo, in cui l’uomo viene introdotto alla realtà di Dio. I genitori non solo donano la vita ai figli, ma creano anche quell’atmosfera familiare, in cui naturalmente si trovano le risposte alle domande e alla ricerca di senso. I genitori sono i primi testimoni di fede per il bambino. Un bambino che vede pregare il padre, sarà facilitato ad avvicinarsi alla fede. Intuisce la realtà di Dio avendo padre e madre come tramite. Nella famiglia si formano quelle radici da cui la fede personale può crescere come un albero solido. Il modo di rapportarsi con la religione e la fede in Dio dipende fondamentalmente dall’esperienza vissuta nella propria famiglia. Sappiamo che questo processo può anche fallire nel passaggio all’età adulta e che talvolta può generare un rifiuto.
Un esempio:
Le famiglie del nostro movimento allestiscono con i loro figli un “luogo sacro” nella casa, il cosiddetto Santuario della casa. Simboli, immagini, candele e oggetti importanti per ognuno esprimono il legame tra la realtà del quotidiano e la presenza di Dio. L’incommensurabile Dio non solo è Signore dell’universo, ma ci è anche vicino e possiamo riconoscere le sue opere. Nel santuario domestico si dicono le preghiere, personali o comuni, si intonano canti, si esprimono domande e problemi, o ancora si sta in silenzio. Questo è un modo per fare esperienza del Dio della vita.
3. Famiglia e religione danno una risposta alla nostalgia di comunione
Negli scavi di Cafarnao possiamo osservare come i primi cristiani abbiano costruito una casa di Dio sopra la casa della famiglia di Pietro. La casa della sua famiglia è divenuta la prima pietra della comunità dei credenti. Per secoli i cristiani si sono raccolti a pregare in chiese domestiche. La famiglia e le loro case erano il luogo per la vita della comunità di fede.
I segni dei tempi del ventunesimo secolo indicano che nuovamente si è innescato un simile processo. Mentre assistiamo all’indebolimento delle Chiese cristiane, in Europa sorge una nuova primavera delle chiese domestiche. Mentre si riduce il numero delle suore e dei preti che vivono il celibato, si formano comunità cristiane tra le famiglie. La famiglia non solo è il luogo dell’iniziazione alla fede, diviene anche luogo di comunicazione della fede nella società. Può sembrare un’illusione, ma io sono convinto che il ruolo che hanno avuto i conventi per molti secoli in Europa, sarà in futuro assunto dalle case di famiglie cristiane.
Le comunità di fede potranno avere un futuro soltanto se saranno formate da piccoli nuclei in cui scorre la vita, nelle quali il singolo si sente a casa e può vivere il senso di comunità e di fede. La famiglia è il luogo privilegiato per fare questa esperienza. Se anche saranno poche, avranno comunque una grande forza comunicativa.
Un esempio:
In Austria è iniziato 15 anni fa il modello dei colloqui domestici. Si invitano conoscenti e colleghi di lavoro nella propria famiglia e si invita una coppia, che è stata formata allo scopo, a parlare di un tema relativo alla vita familiare o alla fede. Alcune case sono divenute così luogo di catechesi per l’intero quartiere. Ogni casa assume una particolare identità, offrendo testimonianza a seconda delle proprie capacità e competenze. Adesso vogliono mettere in rete le loro case cristiane, per poter costruire una migliore atmosfera sociale. Si forma una comunità che rafforza e sostiene dal punto di vista umano. Si crea una sinergia fra coloro che hanno gli stessi valori e la stessa fede.
Vorrei fare un’ultima osservazione:
nelle famiglie del nostro movimento si vive l’esperienza di riconoscere e vivere il matrimonio e la famiglia come una vocazione. Lo chiamiamo: “famiglia come vocazione”. Sperimentano come questa confessione dia loro la forza per vivere in maniera più consapevole i loro valori e la loro fede in una società plurale. Riconoscono che il senso della loro famiglia è quello della sequela di Gesù. Come i religiosi dedicano tutta la loro vita a Dio e alla Chiesa nella scelta del celibato, così anche le coppie vogliono offrire a Dio la loro scelta di vita. Vogliono vivere la pienezza della loro vocazione nel matrimonio e nella famiglia. Le coppie scelgono di impegnarsi nella formazione di coppia, per dedicare il loro tempo libero all’educazione di altre famiglie ai valori, alla gestione del conflitto, alla trasmissione della fede, ecc. Tutto questo è fatto da famiglie per altre famiglie. Molte famiglie vanno in vacanza per una settimana in villaggi o quartieri cittadini per realizzare come famiglia un approfondimento della fede e un aiuto alla vita di famiglia secondo il modello sudamericano delle “misiones”. La famiglia diviene così protagonista della trasmissione dei valori e della fede nella società.