Signore e Signori,
Da molti anni sono legato ad Andrea Riccardi e alla Comunità di Sant'Egidio attraverso il movimento "Insieme per l'Europa". Il mio intervento su questo tema sarà sviluppato a partire dal punto di vista dei movimenti cristiani e della prospettiva protestante.
Il tema della famiglia, come nessun altro tema, si è snodato come un filo rosso nel corso dei grandi incontri di “Insieme per l'Europa”. Nessun altro tema ha coinvolto così tante persone quanto questo. Ciò mostra quanto sia scottante questo tema in Europa, e per questo sono grato a Sant'Egidio per aver voluto mettere a fuoco questo argomento quest'anno.
Il tema è di grande attualità perché stiamo attraversando una fase di grande cambiamento. La tradizionale divisione dei ruoli tra uomo e donna non è più valida. La classica divisione del lavoro: l'uomo al lavoro e la donna a casa con i bambini non è più sostenibile.
Le donne non accettano più di rinunciare alla loro realizzazione professionale. La grande sfida di oggi è quella di riuscire a conciliare lavoro e famiglia.
Che cosa vale la pena mantenere in una simile fase di cambiamento? Quali sono i cambiamenti necessari che dobbiamo realizzare? Che ruolo giocano in tale contesto la fede e la religione?
In un processo di così grande cambiamento ci vengono richieste al contempo flessibilità e stabilità. È come andare in bicicletta: la ruota posteriore va sempre dritta, mentre quella anteriore ha la funzione di stabilire la rotta. Stabilità e flessibilità.
La vera questione per noi è dunque quella di comprendere in quale campo dobbiamo conservare la stabilità e in quale campo dobbiamo applicare la flessibilità.
Fondamentalmente vale quanto segue: abbiamo bisogno di stabilità nei valori. Questo ci porta al legame antico, alla "religio". È in questo campo che la fede gioca un ruolo cruciale.
La flessibilità è necessaria nelle forme e nei metodi, nelle questioni relative al nostro modo di strutturare la società, ecc. Come tradurre gli stessi valori in un tempo che cambia, in una società che cambia?
Giustamente molti credenti praticanti sentono che nel nostro tempo non sono solo le forme a cambiare, ma che anche i valori vengono gettati a mare.
Su quali valori si basa oggi la fede cristiana?
Con gli ebrei, nostri fratelli nella fede, siamo uniti dalla Sacra Scrittura.
Il racconto biblico della creazione ha un'importanza fondamentale. Vi è scritto:
"E Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. E Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela ... "
Il rapporto e l'interazione tra uomo e donna è il fondamento su cui si è formata la famiglia.
La chiamata a portare frutto è espressa esplicitamente e costituisce un aspetto essenziale del matrimonio. In questo senso il credo cattolico si pronuncia in modo molto più chiaro e lo esplicita nella cerimonia di nozze, mentre nella cerimonia evangelica è omesso ogni riferimento in tal senso.
La famiglia come lo stare insieme dei genitori con i figli costituisce la cellula fondamentale della nostra società, e anche la cellula fondamentale di ogni Chiesa cristiana e comunità. Nella famiglia sono posti i fondamenti essenziali dell'educazione ai valori. Nella famiglia vengono poste le basi per la fiducia e per la fede.
Indebolire la famiglia significa privare la società del suo fondamento. È esattamente quello che sta avvenendo oggi in molteplici modi ed è per questo che alcuni sviluppi sono così pericolosi. Le coordinate fondamentali dell'esistenza umana sono messe in questione con effetti che incidono su:
il rapporto tra uomo e donna (questione di genere)
la fertilità non è più considerata come il compito fondamentale che il creatore ha affidato alla creatura umana
entra in crisi e si distorce l'equilibrio tra le coordinate fondamentali della vita (lavoro, famiglia, piacere)
Da molto tempo in Europa abbiamo potuto constatare le conseguenze di tutto ciò, ad esempio nello sviluppo demografico. Una società che si priva dei suoi valori fondamentali, si priva anche del suo futuro.
La tendenza fondamentale di ricercare la compatibilità tra lavoro e famiglia è sacrosanta. Ma le misure adottate per realizzarla vanno, a volte in maniera del tutto evidente, nella direzione sbagliata.
Quando il governo tedesco ha introdotto il congedo parentale ha compiuto un passo nella giusta direzione: al padre o alla madre è permesso di dedicarsi interamente al bambino nel suo primo anno di vita. Conosco molte famiglie in cui i mesi di congedo del padre sono vissuti e goduti come un tempo dedicato alla famiglia.
Gli effetti collaterali o il messaggio principale che si trasmette conduce però a sviluppi nefasti: dopo un anno il bambino va all'asilo e per avere diritto ad un assegno familiare di entità tale che permetta alla famiglia di pianificare un secondo figlio (o più figli), entrambi i genitori devono riprendere la loro attività lavorativa.
Si investono miliardi negli asili, ma i genitori che vorrebbero far crescere i loro bambini nei primi anni di vita a casa non ricevono un sostegno adeguato (la soluzione di gran lunga preferibile sarebbe quella di prevedere un contributo di € 300 per il secondo e terzo anno di vita del bambino).
Dietro queste scelte si celano principi ideologici molto radicati nel governo, e ancora più radicati nell'opposizione. L'equilibrio tra famiglia e lavoro deve essere trovato molto rapidamente con soluzioni che privilegino il lavoro.
Le ricerche sui legami affettivi hanno già dimostrato quali danni provochi questa errata evoluzione (si vedano ad esempio le ricerche di psicologia dello sviluppo e di psicoterapia familiare del prof. Wolfgang Bergmann). Per lo sviluppo intellettivo non ci sono gravi danni, se il bambino viene allontanato già in tenera età dalla famiglia. Ma la sua sicurezza di base e la capacità di attaccamento sono fortemente compromesse.
Se guardo la nostra società mi rendo conto che per molti aspetti si perde la speranza e la fiducia nel futuro. La mancanza di bambini è una mancanza di futuro.
Allo stesso tempo mi accorgo che gli ambienti cristiani sono abitati dalla speranza. I credenti praticanti – se vogliamo definire così i cristiani impegnati – si distinguono spesso per il fatto che
hanno più figli
si dedicano più intensamente all'educazione dei figli e per questo rinunciano anche per periodi di tempo determinati alla attività lavorativa
non stabiliscono l'equilibrio fra famiglia e lavoro solo a vantaggio del lavoro
Sono convinto che in questi ambienti la speranza sia di casa, perché non cercano di realizzare il loro futuro solo nel profitto o nella carriera, ma prima di tutto negli affetti.
Queste persone conoscono quale sia il senso più profondo della vita, che naturalmente non esclude il lavoro e una buona retribuzione.
Sanno quali siano i valori più profondi, e quale sia la gioia e la fortuna di ascoltare il riso di un bambino, o quella di stringere relazioni stabili e durature, ecc.
Sanno naturalmente anche quali siano i costi e la fatica di avere una famiglia, di passare notti insonni, di rinunciare a molto. Ma sanno anche che la vita è più del piacere. Sanno quale sia il valore della condivisione, del dono, dell'amore.
Martin Lutero una volta ha descritto la madre come la più grande santa. Nella sua epoca questa era una provocazione. Ma voleva in questo modo significare quanto amore e dedizione richieda una famiglia e al contempo quale pienezza di vita vi sia in questo.
Nelle sue ricerche sugli sviluppi futuri, il Prof. Horst Opaschowski parla di un futuro ritorno di senso della famiglia. Egli dice: "La famiglia non sarà un modello fuori produzione, ma ancora una volta tornerà ad essere la cosa più importante della vita proprio per le generazioni più giovani. Prevedo una seconda "transizione demografica" - e una seconda generazione di figli del baby boom nei prossimi 20 anni. Quelli che oggi hanno tra i 15 e i 20 anni di età, giunti alla trentina saranno molto più interessati ad avere dei propri figli che ad incrementare i loro consumi e il loro standard di vita”. (Cit. di Horst Opaschowski).
Già oggi si constata questa tendenza in molte giovani famiglie aderenti alle comunità e ai movimenti cristiani. Possano essere in grado di resistere allo spirito del tempo e di investire il necessario tempo, forza, amore e dedizione già da oggi nei loro figli e quindi nel futuro di tutti noi. Possa essere dato a noi, insieme, di lottare per la protezione della coppia e della famiglia, contro il loro dissolvimento e commercializzazione, perché la nostra società si volga e investa nel suo futuro.